“deSidera”, che vede la luce dopo una fortunata campagna crowdfunding, gravita intorno al tema del “desiderio”, che cuce i brani con un sottile filo rosso. Il desiderio come motore indispensabile delle nostre vite, ma anche fonte di un incolmabile vuoto, di un’insoddisfazione perenne che porta con sé le sue conseguenze. Il titolo stesso indica liberamente l’etimologia della parola desiderio, letteralmente “mancanza di stelle”.
“deSidera” si presenta come un album aspro e multiforme, dai tratti marcati, dalle pennellate forti, stratificato e certamente identitario, frutto di un lavoro meditato e accorto. Le parti musicali sono scritte, ancora una volta, a quattro mani col musicista e produttore Saverio Lanza, che ha curato anche gli arrangiamenti del disco. Ne scaturisce una produzione atipica e, per la prima volta nei lavori di Cristina, compaiono echi di “elettronica preistorica”, così definibili per la loro natura primitiva, scarna e minimale.Dieci canzoni che nascono da un’autoanalisi attraverso la quale si tenta di indagare, alla luce del desiderio, l’attuale condizione umana come riflesso di una somma di scelte e comportamenti individuali. Un punto di vista che scopre verità dai lineamenti duri e crudi, scava in profondità e scuote, ma prova anche ad immaginare orizzonti possibili. Si scoprono fragilità e debolezze della nostra umanità al cospetto di ciò che siamo oggi e del pianeta che ci ospita. Ed è proprio davanti ad una realtà apparentemente incontrovertibile che nasce la necessità di una presa di coscienza prima di tutto personale, che ne auspica una collettiva poi.