Debuttano presentando un energico miscuglio di thrash e death metal i Crowdead. Sound arcigno, aggressivo, soprattutto potente. I riff dei Crowdead sono saette, inseguite da un drummig che detta il passo. La title track, “In Search of My Demon”, “Parasite Shame” o “Deadcrow” sono momenti salienti dell’album, ma le canzoni non elencate non sono prive di mordente. Probabilmente un ulteriore sviluppo della composizione, in futuro porterà i ragazzi di Mantova a limare qualcosa nei pezzi, diversificando magari le andature del riffing. I pochi breakdown, i riff stoppati e le linee cadenzate sono il sale dei pezzi, la caratteristica predominante, ma si mettono in mostra anche dei bridge che creano un momento di rottura nel flusso di potenza espresso dalla band. Il cantato è roco, un timbro di rabbia e violenza che alimenta la pesantezza e l’impatto del sound generale, percorso da una vena di groove spesso udibile. A tutto ciò si unisce l’uso di synth che aleggiano sullo sfondo e contribuiscono a creare delle atmosfere. “Malphas” entra subito in circolo nei neuroni, alimentando l’adrenalina dell’ascoltatore che molto probabilmente dal vivo verrà sparata ai massimi livelli.