Mystic Familiar lascia un po’ la sensazione che averlo ascoltato sia stata una perdita di tempo, un divertissement più per l’autore che per noi, al netto di qualche episodio appena più interessante degli altri o che perlomeno riesce nell’intento di ritardare lo sbadiglio. Va bene divertirsi coi suoni, va bene il pop “caramelloso”, “giocattoloso”, però a volte troppo zucchero filato può risultare indigesto.
L’andazzo è chiaro fin dal primo brano, quella Become A Mountain che è una sorta di filastrocca allucinata introdotta da un altrettanto allucinato e ossessivo rintocco di piano e che poi si apre a scenari quasi giovannialleviani, il che non è un complimento. Così come Arp è una pièceabbastanza ridondante suddivisa in quattro atti numerati ordinalmente (I: Wide Eyed, II: Float Away, III: Far From Shore e IV: Any Moment) e che si muove tra i confini di un intro (I) e un outro (IV) dalla batteria anni ’80 e un piglio arty che alla fine – tra tappeti di synth, sax pindarici, pennellate dream pop e vocoder in perfetto stile Devo, Alan Parson Project e Tubeway Army – prende quasi per sfinimento. Appena meglio Sat By A Tree, primo estratto del disco e girotondo di infantile synthedelia ad abbracciare trame quasi roots-rock intessute di violini da mondo fantasy, un po’ come se uno Springsteen in versione Atreiu de La storia infinita salisse su un carro alato trainato da Falkor e spalleggiato dagli angeli Arcade Fire, Fanfarlo e Wolf Parade.