I Dark Buddha Rising sono rimasti recentemente orfani della mente creativa di Vesa Vatanen, che resta comunque nelle loro intenzioni parte della band dietro le quinte; lo immaginiamo quindi al lavoro nel sancta sanctorum del Watement Studio, il tempio ove questi folli manipolatori di psichedelia che sa di incensi e sacrifici umani mettono in atto i loro rituali. A questo giro i Dark Buddha Rising scelgono per il loro mandala di suoni di rivolgersi al Kalachakra, la ruota del tempo buddista, e nel tentativo di illuminarci tornano indietro di qualche anno: intitolano così questo EP, semplicemente, “II”, ma non pensate che sia un colpo di straccio sugli ormai numerosi album pubblicati dopo l’esordio “I”. Le due tracce che compongono il lavoro, infatti, rappresentano per certi versi lo yin e lo yang del loro percorso: più violenta e catartica la prima, “Mahathgata I”, più riflessiva, conturbante e meditabonda “Mahathgata II”; e tuttavia mentre quest’ultima non manca di terrorizzare se ascoltata al buio, soprattutto grazie agli intrecci di voci votate a monotone nenie esoteriche, la prima traccia sa offrire anche momenti più riflessivi. Come sempre frutto della maestria alle tastiere di Jussi Saarivuori, che inserisce arie eteree e strumenti tradizionali; ma anche dell’intesa magistrale della sezione ritmica, che sa costruire tessuti talvolta delicati, più spesso sulfurei, dilatati e al tempo stesso inebrianti: proprio come qualunque tipo di meditazione o preghiera mischiata alle droghe opportune, che è poi quello che questa band, da sempre, sa mettere in musica.