Il cantante Bryan Nicol si rivela un frontman decisamente in parte. Crudo e carico come il genere richiede anche se penalizzato dalla bassa fedeltà delle registrazioni, cliché adottato senza timori. La qualità di una scrittura brillante e senza fronzoli, oltre alla spiccata propensione revivalista (che omaggia Roky Erickson e gli albori del rock psichedelico statunitense), alla fine della fiera pagano eccome, visto che l'indole rumorista non può nulla sulle mirabili linee di chitarra, tagliate con l'accetta e affogate senza effetti collaterali in una gracchiante pozza lo-fi. Alcuni episodi meriterebbero di essere portati a esempio per il loro innegabile valore paradigmatico: “Cold Stare”, per dire, incarna alla perfezione l'essenza del ruvido romanticismo nella versione 2013 dei laidi cultori del garage-rock: rauco, scoppiettante, irriducibilmente passatista e sommerso per necessità da un marasma di feedback bollenti. Non è da meno la languida gemma retrò che chiude il disco (“I Sleep Alone”) nel solco della medesima purezza, con la grana vintage del loro sound volutamente sovraesposta e un hammond pressoché irriconoscibile. Pestoni e rombanti ma ben più smaliziati nell'abbiccì di quanto si sarebbe indotti a sospettare: al di là della vistosa noncuranza, nei Dead Ghosts non c'è approssimazione bensì dimestichezza con i rudimenti brutalizzati di uno stile che rimane pur sempre ben visibile. www.facebook.com/deadghosts