L’energia che freme sotto la superficie del disco è di quelle che fanno crepitare le casse degli stereo e tremare i cuori, magari svegliare qualche mente. Il miglior modo di vagliare un messaggio, spesso, è tacendo, lasciando che sia solo la musica a parlare, a maggior ragione se così forte e pressante. Claustrofobia allineata a rumore, un rumore che allunga la propria ombra su ogni brano, un leitmotiv neo-classico che passa di pezzo in pezzo, aprendo su Oblique e completandosi su We Are Really Worried About You (un titolo che dimostra tutta l’apprensione per ciò che accade ogni giorno su questo sporco mondo), in mezzo chitarre sporche come il cuore degli umani, lentezza esasperante, un sassofono che ulula e si espande, deragliando al limite della sopportazione, distrutto, effettato, toccante. Un saliscendi infinito, che sembra non finire mai, nonostante il minutaggio contenuto, sintomo di qualcosa che si espande molto più a fondo di quel che possa sembrare.