David Stith ha una formazione molto vicina a quella di Shara Worden (My Brightest Diamond; intervistata qui su indie-eye e presente in un vecchio podcast scaricabile direttamente in formato MP3 da questo link) situata in quel crocevia che respira la cultura classica e quella popolare; a questa, negli anni, si è aggiunta la sua attività come illustratore e graphic designer, tanto che alcuni degli artwork per My Brightest Diamond sono suoi. E’ la stessa Worden che lo stimola a dedicarsi in modo più organico alla musica; se si escludono alcune partecipazioni all’interno di raccolte, Curtain Speech Ep è la prima release ufficiale come DM Stith ed esce a Dicembre per Asthmatic Kitty records, in un momento in cui viene pubblicata un’altra escursione nei modi e nei tempi del Gospel, quel Welcome to The Welcome Wagon di cui parliamo da questa parte. I primi di ottobre Pitchfork Magazine aveva già diffuso una traccia contenuta nell’album, probabilmente il brano nodale dell’intero Ep, dedicandogli una recensione dettagliata; Just Once, ascoltabile dalla pagina Asthmatic Kitty di DM Stith, è una composizione magmatica e scabra allo stesso tempo e delinea in modo molto chiaro le potenzialità di Stith, influenzato sicuramente da quelle suggestioni operistiche e teatrali che sono anche parte del sistema genetico-musicale della Worden, ma con una visione molto più lucida e tagliente del “gospel”; se dovessimo descriverlo in base al bagaglio di influenze che inevitabilmente si incrocia con gli ascolti di chi scrive, è abbastanza limpido come su di un lamento contemporaneo molto vicino a quello di Baby Dee si innesti l’ossessività del Jeff Buckley migliore e un amore verso Nick Drake sviluppato in modo strutturale e non imitativo. Nei Sette minuti e mezzo di durata il brano cresce ed esplode in un pieno orchestrale anti barocco e dall’incedere apocalittico, tanto da ricordare gli Smog più cupi, quelli di Burning Kingdom. Qualcuno storcerà il naso, ma Just Once è davvero uno dei brani più ricchi e belli degli ultimi anni, dove bello include ovviamente anche squilibri, imperfezioni, sbilanciamenti, anti-climax, ovvero tutto quello che rende l’ascolto un avvicinarsi e allontanarsi dalla forma emozionale. In una circostanza come questa il rischio è quello di assistere ad un assorbimento dell’intero EP, cosa che accade forse in parte e che sembra sottolineare la posizione centrale e riassuntiva di Just Once. Around The lion legs è una bellissima ballata in forma corale, sostenuta da chitarra e piano e dalla voce di Stith che sembra scrivere il brano mentre lo canta; la title track è un intermezzo strumentale tra voci e drones che fa il paio con Hoarse Sorrows and the whole blind Earth, mentre Abraham’s song (firebird) sembra un out-take (ispiratissima) da Roman Candle di Elliot Smith, arricchita dalla presenza discreta di cori, utilizzati come drones. L’idea che ci si trovi di fronte ad un piccolo assaggio è confermata dal sito ufficiale di DM Stith, dove sono presenti otto brani inediti, disponibili per l’ascolto in streaming direttamente dall’home page; sono demo registrati tra il 2004 e il 2008 che dimostrano una padronanza della scrittura e un talento assolutamente non comune. Tra tutte, sorprendono davvero Thanksgiving moon, la potentissima Pawny Me che suggerisce di nuovo una parentela infedele con il primo Bill Callahan, e Be My Baby, brano dall’anima dolorosissima. http://dmstith.com/ www.myspace.com/dmstith