Ekkehard Ehlers - A Life Without Fear Scopertamente influenzato dalle meraviglie di qualche decade fa, il nuovo album di Ekkehard Ehlers travolge l’anima degli ascoltatori più obliqui e cerebrali. La versione del brano tradizionale Ain’t No Grave – che apre il disco – rappresenta da subito la potente anima blues di questa eccezionale raccolta, claudicante come una passeggiata dopo una serata dall’alto tasso alcolico e nera come l’anima di queste undici tracce. Strange Things, la cover di Charles Haffer Jr, mantiene inalterata la ruvidezza e l’enfasi dell’originale, ma grazie alle manomissioni elettroniche e ad una chitarra elettrica ossessivamente dissonante acquista un alone maledetto che la riproietta nell’alveo dei classici. Se i Sonic Youth ascoltassero Die Sorge Geht… con buona probabilità realizzerebbero un intero album sulla stessa falsariga, perso fra le nebbie di fumo dei locali jazz newyorchesi e perdutamente (malinconicamente!) romantico. L’estrema libertà espressiva di A Life Without Fear è mostrata anche nella scelta di Misorodzi, delle sue voci di provenienza etnica e delle sue percussioni tra il tribale e l’esotico, mentre le ricercatezze per chitarra acustica ed i mille sospiri di Maria & Martha vengono sovrapposte a trombe mesmeriche e field recording. Questa intensissima traccia lascia un alone psichedelico sull’album prima che l’anima di Captain Beefheart prenda forma nelle note dell’inno mefistofelico Lazarus Signs, un viaggio infernale nelle profondità del blues dissacrato, scarno nella strumentazione ma illuminato da una fiamma eccezionalmente lucente. Eccellente.