Rispetto al passato, stavolta voleva essere più esplicita, raccontare senza filtri, metafore e giri di parole pagine della sua vita (non a caso, il disco è cantato tutto in italiano, come "L'anima vola" del 2013). I "diari aperti" del titolo sono quelli che Elisa ha tirato fuori dagli armadi alla ricerca di ricordi da trasformare in canzoni: c'è Elisa versione quindicenne "con il braccio rotto e l'Estathé versato addosso" nell'estate del '92 ("Come fosse adesso"), Elisa versione mamma che canta a suo figlio "con te ho imparato a dire 'ti voglio bene'" ("Promettimi"), Elisa versione cantautrice che a quarant'anni decide di voltare pagina e mettersi in discussione ("Tutta un'altra storia"), riconoscendo di non avere sempre la stessa spinta e l'urgenza espressiva che aveva a vent'anni e accettando per questo di confrontarsi con autori più giovani (come Calcutta per "Se piovesse il tuo nome", Federica Abbate per "Vivere tutte le vite" e Davide Petrella per "Tua per sempre").
Non aspettatevi un ritorno al rock degli esordi: "Diari aperti" è un disco intimista e riflessivo, in cui le canzoni sono spesso cantate sottovoce, quasi sussurrate ("Anche fragile", "Con te mi sento così"), accompagnate da da sonorità morbide e eleganti (chitarre, pianoforte, fiati - nella produzione e negli arrangiamenti si sente il tocco di Taketo Gohara). È un passo di lato rispetto alla grinta e all'energia di "On", l'album del 2016 che spiazzò i fan della cantautrice, anche se non mancano un paio di pezzi che vanno fuori dal tracciato, come "L'estate già fuori" (un reggae dalle sonorità elettroniche, in odore di singolo per la prossima estate) e "Tutta un'altra storia" (con quei ritmi in levare che fanno molo tum zatùm zatùm zatùm).