Enkhjargal Dandarvaanchig, musicista e cantante originario della Mongolia, ambasciatore musicale del suo paese, da anni risiede in Germania. Ha portato la sua musica in giro per il mondo riscuotendo sempre ottimi consensi. Si è esibito nei più importanti festival internazionali, dal Womad di Peter Gabriel nel 1994 al Wacken Open Air davanti a 100mila spettatori o al Violons sur le Sable con l’Orchestra dell’Opera di Parigi.
Cresciuto in mezzo alla tundra e successivamente specializzato al Conservatorio di Ulan Bator, Epi (al secolo Enkhjargal Dandarvaanchig) canta alla maniera Khöömii, una particolare tecnica di canto ‘di gola’, che permette di produrre simultaneamente due o più suoni distinti. Oltre a suonare il morin khuur (antico strumento a due corde in crine di cavallo simbolo del popolo mongolo) come un violoncello. La sua musica rievoca la grandezza della cultura e delle arti della Mongolia, con suggestioni che, a partire dalla tradizione del popolo della steppa, ci conducono nelle più recenti evoluzioni della world music. I brani hanno sovente la qualità e la trasparenza della musica da camera, pur mantenendo il potere incantatorio delle tradizioni popolari. Sembra quasi di sentire risuonare gli zoccoli dei piccoli e robusti cavalli mongoli dietro cui Genghis Khan fondò uno dei più grandi imperi mondiali di tutti i tempi. Uno spettacolo di grande fascino e suggestioni che conduce gli spettatori nel cuore della Mongolia, dalle sconfinate praterie del sud fino al deserto del Gobi.