789bet new88 j88 33win fun88 bongdalu xoilac tv 79king 789win kqxsmn kqbd rong bach kim xsmtr i9bet go88 cwin m88 j88 33win fun88 bongdalu xoilac tv 79king 789win kqxsmn
Scopri tutte le informazioni di ero, concerti, spettacoli, date eventi, tour, biglietti
Scopri i concerti in italia e in europa Milano - Bologna - Roma - Palermo - Torino - Genova - Parma - Assago - Venaria Reale - Pesaro - Bury Saint Edmunds - Berlin - Munich - Rüsselsheim - Karlsruhe

Live Bands

ERO

Scopri tutto su ero, concerti, eventi, news e molto altro!

Commuove e diverte. Trascina e incanta. E’ il nuovo disco della band carpigiana Ero, formata da Simone Magnani (voce), Enrico Pasini (tromba e piano), Enrico Gherli (chitarra), Marco Manfredini (basso), Mattia Crepaldi (batteria) e Luca Righi (chitarra). Dopo l’album di debutto Fermoimmagine, la band torna con Di padri e altre storie: un album maturo. Da ascoltare. Più volte. Nove pezzi dalla chiara impronta cantautorale, i cui testi, scritti dal frontman Simone Magnani, convincono per poetica ermeticità. Ogni brano è una storia. Una dedica. Una confessione. Gli Ero raccontano l’amore, il rispetto per i padri, i maestri. Si interrogano su Dio, sulla fede e tratteggiano i contorni di una vita sempre più posticcia. E tra maschere vacue, il pianto di un clown e relazioni svuotate da ogni senso, questi musicisti si appellano al coraggio. Quello di essere se stessi. Sempre. A ritmo di rock.
Talento, fortuna, successo… cosa occorre per sfondare? Ne Il grammo che non c’è - singolo che uscirà in anteprima su tutti i portali musicali il 18 gennaio anticipando il disco che debutterà il 15 marzo - gli Ero si (e ci) divertono, ironizzano: “sarà la pratica, la matematica o una divinità che mi allontana dalla meta, ma la verità è che per scegliere come procedere, provando a vincere, occorre un grammo di talento ed io non ne ho… quel grammo che non si può inventare”. E poi arriva Stile, un inno pungente all’apparenza dell’oggi, asciutto e sarcastico: “io che sogno di esser lui ma che fingo indifferenza e continuo nel mio finto dialogo… c’è stile nel mio sommo incedere ma quando mi fermo un po’, riscopro un vecchio solco ma non trovo l’anima”. L’ospite è una chicca deliziosa. Figlia del nostro tempo, del disimpegno, della sete di possesso. Di potere. E (vana)gloria. Sprezzanti di tutto il resto. “Voglio un’idea che mi faccia fare cassa senza farmi muovere…  calma e coerenza son doti che vorrei, la trasparenza mi castra e mi vincola! Qualcosa inventerò perché se bramo ottengo, perché se ottengo, stringo, è tutto qui per me. Lascio quando ho spremuto il succo, poi mi rimetto in gioco. Io sono l’ospite”. Il brano Di versi simili è uno di quelli che ti entra nel cuore al primo ascolto. Due universi, quello maschile e quello femminile, che si sfiorano, parlando lingue diverse. Muovendosi a ritmi differenti. Con delicata sensibilità, Magnani tratteggia quella danza. I dialoghi, così come i silenzi, le mancanze: “mentre parli mi accorgo che ciò che vivi è visibile, con le parole disegni e vorrei farlo anch’io, che nel mio mondo sono chiuso da un po’. Se proferire ti sazierà, raccontami tutti i momenti, di prati e deserti, io sono qui, tra il buio e te, sarò il tuo schermo complice e quando il ruolo si invertirà, strattonami, strappami via le parole da dentro. Immergiti, colpiscimi e poi, come i padri, abbracciami”. E dopo la dolcezza e l’invito a colmare le distanze, ti sorprende Tre. Squisitamente rosckettara, ci racconta di un ménage à trois. Tra tradimenti, aspettative e bugie: “tu sei per lui la condizione, il suo perfetto opposto, ma non ti sente più, sarà perché ti muovi verso di me”. Gioiello del disco è sicuramente L’ultimo uomo buono. Una vera e propria dichiarazione d’amore e di rispetto a un padre. La tenerezza del figlio in questo pezzo si fa carne. Palpabile. E commuove. “Dovrei vederti inveire contro il mondo, vorrei sentirti imprecare contro dio… ma,  preghi. La mia incostanza non ti ha mai oscurato il volto e se potessi, prenderei ad esempio te… mentre conforti lei durante i giorni critici, sorridi al tempo che ti invecchia e stanca, il nostro vivere è un po’ il tuo cardine, il tuo presente.  Ci sono giorni in cui fai capire che la gravità spinge un po’ più forte e tu sempre conforti me nei fallimenti… perché il mio vivere è un po’ il tuo cardine, il tuo presente. E quando il tempo mostrerà la sua viltà e i tuoi ricordi diverranno gesso, vorrei proteggerti, vorrei concederti il mio presente.  Mia colonna, mastice, punto fisso, volontà di ferro e calma sei. Ma quanto apprezzo il mondo, se attraverso te, lo osservo. Mostrami la bellezza che dal nulla prende forma, perché non sai come è buio il mondo quando senza te lo osservo”.
E al riconoscimento del padre, fisico, umano e imperfetto, nel pezzo Breve lettera al padre, si contrappone la lontananza di un dio “che ci chiede sofferenza per avvicinarci a sé”. Tra le perle del disco vi è sicuramente I manichini. Dove finisce la realtà e inizia la finzione? Cosa si cela dietro ai sorrisi e alle pose studiate di chi ci sta intorno?  “Come i manichini non si vestono se non c’è chi li osserva, nei ristoranti fanno i vip ma non si parlano se non c’è chi li ascolta… La parodia diventa vita in una scatola: aprila! Ci sono i manichini pronti per la recita: chiudila. Buio, silenzio tutto intorno quando il coperchio è su di te, luci sorrisi preimpostati quando il coperchio più non c’è”. Maschere tristi, seguite da quella de Il clown, ultimo brano dell’album pubblicato dall’etichetta discografica tarantina Joe Black Production: un uomo che mente per mestiere, per strappare un sorriso e regalare “un’ora lieta a tutti”. Da non perdere.
Jessica Bianchi

ERO è presentato in Italia da ZETA FACTORY

Altre informazioni

Contatti

Social

Tutti gli eventi per ero

Nessun evento presente