Il pop-punk sull'asse Vivian Girls e Dum Dum Girls sta portando in auge una serie di nuove formazioni che amano scrivere canzoni dalla melodia orecchiabile e dalle chitarre ruggenti. Altro nome che si aggiunge alla lista delle tante band attive su questo fronte è quello dei londinesi Evans The Death, quintetto capitanato dalle chitarre dei fratelli Moss e dalla piacevole e squillante voce di Kate Whitaker. Questo omonimo esordio si apre con "Bo Diddley", che già fa comprendere quali sono le coordinate del gruppo: Pixies per il rumore delle sei corde, Smiths per i riff, Shonen Knife per la grazia, Pulp per il gusto dandy pop. Non c'è che dire, gli Evans The Death, isipirati nel nome dal personaggio dell'impresario delle pompe funebri presente nel radio dramma "Sotto il bosco di latte" del poeta Dylan Thomas, suonano brillanti e gustosi seppur di maniera. Infatti tutto sembra essere al suo posto, come i coretti in certi ritornelli, la schitarrata graffiante ma che non fa sanguinare, il ritmo che è dinamico ma che non lascia mai spazio a qualche assalto più massiccio. Insomma, tutto sembra essere confezionato perfettamente per il pubblico che già ama questo tipo proposte che di sicuro potrà trovare in loro una nuova colonna sonora per accompagnare le proprie giornate con grinta. "Morning Voice" è tra gli episodi più intensi del disco, una ballata con corrente attaccata alla presa e che vede la Whitaker immaginare se stessa come un Morrissey al femminile dando prova anche di buona estensione nel cantato e dimostrando poi come il gruppo sappia scrivere episodi anche più malinconici. Se il cd capiterà alle giuste orecchie, di quelle che contano, non è escluso che ben presto qualche suo brano potrà divenire anche molto suonato dai canali radiofonici di stato nazionali e da qualche network. Se così sarà, di sicuro Evans The Death potranno incuriosire un'audience maggiore che ne apprezzerà la vivacità comunicativa. E quando ciò accade è sempre un successo.