Nativa di St. Louis, emersa a Detroit, della luminosa tradizione di queste due grandi capitali della musica religiosa nera (animate da figure come Willie Mae Ford Smith, Martha Bass, le Meditation Singers di Ernestine Rundless e Della Reese, le stesse figlie del reverendo C.L. Franklin, Aretha, Erma e Carolyn), Evelyn Turrentine-Agee reca il segno profondo in una vocalità che sa coinvolgere e commuovere quanto quella delle regine dell’età dell’oro del gospel. In particolare, la bella e matura cantante – figlia e nipote di quartet singers - rivela una rara maestria in quel complesso gioco di luminosa e dinamica creatività individuale e vibrante dialettica che appartiene alle grandi soliste nel linguaggio dei quartetti vocali del sud: al punto che i suoi moltissimi fan e i suoi colleghi nella scena della musica religiosa amano chiamarla “Queen of Quartet”. Il grande successo di Evelyn Turrentine-Agee, l’appassionato e incandescente “God Did It” (una sua composizione, con le risposte e le armonie delle Gospel Warriors), è in effetti una perfetta estensione, all’inizio del Ventunesimo Secolo, della mirabile estetica del quartetto femminile rappresentata dalle Davis Sisters, dalle Caravans o dalle Gospel Harmonettes di Dorothy Love Coates, una vocalista a cui per torrida e incantatoria intensità, e per l’esplosiva e abrasiva naturalezza e la ricca grana del grido, Evelyn può essere paragonata. Non è un caso che il mirabile doppio album apparso nel 2008 su etichetta WOS (War On Sin, “guerra al peccato”) trovi un emozionante climax nel classico tema di Dorothy, “You’ve Been Good to Me”, reso in una versione fremente e carica di tensione, dall’andamento di church blues, insieme frenato e travolgente. L’album, Double Exposure, frutto della collaborazione con il figlio Harold Turrentine, tastierista, bassista, compositore e produttore, rappresenta il culmine e la sintesi – con il suo bell’equilibrio di materiale tradizionale e originale, di ardente estroversione e pura testimonianza spirituale – di una fitta serie di importanti registrazioni apparse nell’ultimo decennio. Evelyn, un bandolo di energia e di soulfulness, vi scatena la sua meravigliosa voce di crema agra, dalle dense, inquiete ombre castane e dagli acuti crudeli e laceranti, appropriandosi di “Hammer and Nails” degli Staple Singers, con il suo contagioso sapore folksy, o di “Trust Him” di James Cleveland, con la sua veemente dimensione corale, rispondendo al suo stesso hit di qualche anno prima con l’eccitante “Do It Again” e evocando il clima delle performances di suo padre con un brano scritto in stile da quartetto dal figlio Harold (una collaborazione trigenerazionale), l’incalzante “Trust in You”.