Ha un pianoforte e ha talento. È stato capace di unire le melodie che fuoriescono armoniosamente da quei tasti bianchi e neri ai potenti e per lo più analogici suoni techno. Questo è Fabrizio Rat e noi riusciamo ad assaporare un gusto che avevamo quasi dimenticato, il gusto nostalgico di quel club che esaltava gli anni 90. Suoni decisi, minimali e metallici addolciti e arricchiti dalla mano creativa di Fabrizio, che modella il suono a sua precisa immagine. Una corsa contro il tempo, in spazi ristretti e bui, suoni che tolgono tempo al respiro, che catturano e ci rinchiudono nella notte. Un’allucinazione uditiva con la capacità di creare dipendenza ed estasi per gli amanti del genere. Un pianista jazz in piena evoluzione che ci arriverà dritto al sistema nervoso, una visione e ispirazione Lynchiana che avrà modo di riecheggiare nelle note che ascolteremo e nei colpi di drum machine che incasseremo. Un pianoforte, acustico, suonato magistralmente con la mano destra, mentre sample, modulatori sonori, knobs e pads vengono gestiti in perfetto timing con la mano sinistra in un live set unico. Classe 1983, diplomato in pianoforte e composizione con il massimo dei voti al Conservatorio di Torino, Rat coglie l’essenza della parola performance e con in mano un martello e nell’altra uno scalpello definisce, come uno scultore, la sua idea di musica.