L'estetica diretta di questo Pensieri Corti del cantautore di Ivrea Fabrizio Zanotti, edito da Storie di Note/Egea, è quella identica di un generatore d'aspettative importanti, di una maturità devastante che – sebbene solo al secondo affacciarsi alla finestra della discografia – potrebbe intimidire in un certo qual modo la scena più adulta, vergando di penna propria il suo essere artista nell'arte. Non un disco di quelli isolazionisti che abitano nel guscio allarmato del “povero me”, niente di quelle tensioni di forze cagnesche che si condensano nello spleen malato, ma un “asciuga lacrime” che vanno a bagnare i vari mali del vivere quotidiano fatto di ironia – mai passiva – verve, colore e un prendere le vicissitudini dalla parte dell'ottimismo e agganciarle dalla piega “teatrale” intesa come passione e lotta al contrario. Un insieme cantautorale giocoliere tra retrò, citazioni, suggestioni e contrasti che contagia per il suo astratto e indefinibile, quanto spaventosamente terreno e reale ramblers tra storie, amici, vino e pensieri profondi; di emozioni, in questo disco, si vive e ci si ubriaca di gusto lungo le nove strisce sonore più la bellissima rivisitazione di Ho visto Nina Volare di De Andrè, che si spandono nel piacere caldo della musica, lenta, galoppante, spiritata e riflessiva, che alla fine dei conti si va direttamente ad amare sinceramente, saltando a piè pari preliminari ed effusioni di pragmatica. Inquietudini prese per l'orecchio, disfatte spintonate nell'angolo, un sorriso dove c'è da piangere dentro e la voglia di sostanziare con la positività laddove si potrebbe accasare la disperazione; un cinemascopio di storie e “nuovi eroi sociali” sfigati, la precarietà di lavori lampo Chini Marco, L'ascensorista, l'ambizione/speranza di lasciare e mollare tutto con le antiche “mille lire” salpando per l'America dei sogni svaniti Barak Obama, la crisi del come vivere entro le 24 ore di una giornata qualsiasi Quieta la mente, il ripetersi di accadimenti a circuito chiuso che prima o poi ripassano nella carmicità della vita La storia continua e l'asfissia delle metropoli, grandi o piccole, dove nascere, vivere e aspettare il declino è un copione triste d'arte buffa L'universo che ora dorme. Folk, passi di solitudine arpeggiata, ballate aperte, kazoo, rock educato e scanzonato sono il soundtrack dove vanno man mano a collocarsi in queste tracce piene di avventure urbane, e lui, Fabrizio Zanotti, un cantastorie da salvare assolutamente, come proteggere un'autentica provocazione contagiosa dalle afasie della società musicale intorno. Come si dice in questi casi: Zanotti tanto di cappello e alla salute dentro un buon rosso pastoso. www.myspace.com/fabriziozanotti