"At The End Of a Day" Federico Casagrande pubblica con Cam Jazz il nuovo album intitolato At the End of a Day. Al suo secondo disco da solista, e otto alle spalle come leader e co-leader, il chitarrista trevigiano, da anni residente a Parigi, racconta in questa sua ultima fatica il cambiamento e una nuova messa in discussione come uomo e come artista. Messa da parte la chitarra elettrica, una Fender Telecaster, che lo aveva sempre contraddistinto come suono e tecnica, Casagrande sceglie questa volta il suono acustico, segno emblematico di cambiamento. Con At the End of a Day, quindi, si chiude una fase della sua vita e si affronta, alla fine del giorno e all’alba di quello successivo, una nuova fase artistica che porterà sicuramente Federico a sperimentare un nuovo spazio sonoro. In quello che è divenuto a tutti gli effetti il mio porto, casa mia, Parigi, - dichiara Federico Casagrande - è concepito in una dimensione che mi permette di prendere la distanza e di poter riflettere e misurare i passi da fare. Le scelte musicali di questo disco riflettono appieno questa condizione; è un disco decisamente di cambiamento, molto differente da tutta la produzione discografica precedente. Una direzione che prima di tutto è stata per me una sorpresa; il cambiamento porta sempre in se il seme della sorpresa; in musica come nella vita ogni volta che si decide di prendere un cammino diverso si va inevitabilmente in contro all'inaspettato e si scoprono parti di sé fino a prima sconosciute. At the End of the Day riflette un percorso interiore di cambiamento e messa in discussione. Non è un disco di movimento, nato in un periodo di minore attività concertistica e di radi viaggi rispetto agli anni precedenti. È la sera in lontananza; in uno spazio in bilico tra ieri e domani sussurra canti di una voce dimenticata. Voce che continua a parlare nel profondo e che modella giorno dopo giorno il cambiamento. Le composizioni, originariamente scritte per chitarra sola, sono arrangiate per ospitare al loro interno le altre voci che ha voluto nel disco. La presenza dell'elettronica e delle percussioni di Michele Rabbia sono essenziali nel proiettare la musica in un'altra dimensione; solleva la chitarra e la porta in uno spazio in bilico tra l'onirico e lo spirituale. Vincent Courtois al violoncello e Vincent Peirani all'accordeon allargano lo spettro della musica aiutando le melodie a cantare multicolore. La scelta della chitarra acustica (che tramite preparazioni e accordature inusuali è trasformata in metà delle tracce) e di certe atmosfere del disco ha a che vedere con gli ascolti principali fatti nell'anno di preparazione allo studio ed in particolare ad American Mystic di John Shannon, Pink Moon di Nick Drake e Overgrown di James Blake. Un disco in cui la ricerca non è solo musicale ma soprattutto sonora ed emotiva. www.federicocasagrande.com