I Fever 333, che hanno fatto della musica il proprio veicolo di espressione e di denuncia già dall'esordio discografico "Strenght In Numb333ers", in questa occasione non scendono a compromessi: le 8 tracce che compongono l'EP sono missili terra-aria che colpiscono inesorabilmente le fondamenta ipocrite di un sistema caratterizzato da discriminazione e ingiustizia. Esattamente come successo in strada a giugno, la morte di Floyd è la causa che porta a una furia cieca, ma allo stesso tempo determinata a mettere sotto gli occhi di tutti la realtà dei fatti, da protagonisti che hanno dovuto subire trattamenti simili durante la propria vita.
Tutta questa rabbia viene imbottigliata, come benzina in una molotov, dentro tracce esplosive e pervase da una rabbia quasi brutale, sottolineata dalla disturbante performance del cantante, che vomita nel microfono tutto il proprio malessere. L'opener "Bite Back" si costruisce sui riff abrasivi come l'asfalto teatro degli scontri e sul rap epilettico di Butler, prima di esplodere in un ritornello folle e devastante. Influenze hip hop e aria di rivoluzione permeano "Block Is On Fire", mentre "You Wanted A Fight" e la title track, con la sua ripetizione ossessiva e incontrollata del verso "You fucked with the wrong generation", richiamano direttamente Public Enemy e Rage Against The Machine, nei mezzi quanto nelle intenzioni. Non mancano neanche le sorprese, con lo spericolato hardcore punk di "For The Record", che sembra provenire direttamente dagli anni ‘90. La melodia che caratterizzava parte dei brani dell'esordio è qui relegata ad un paio di momenti, tra cui il primo singolo "Supremacy", che, seppur meno violento e rivoluzionario nella parte strumentale, offre un crudo e inesorabile spaccato della vita nei sobborghi di Los Angeles.