Tutto nel nome di una forma synthpop fuori da ogni convenzione, al terzo album dopo l’omonimo esordio solistico del 2009, biglietto da visita di algida darkness, e Plunge del 2017, turning point di politica queer. Proprio per Plunge, nel complesso più aspro, era stato composto in origine il conturbante singolo What They Call Us, a quattro mani con il fratello Olof – presente anche in altre tre canzoni, per la prima volta dopo ben otto anni – e non a caso tra gli episodi più vicini all’indimenticabile era The Knife, rievocata forse con un po’ di legittima auto-nostalgia in attesa di una vera e propria reunion, in un 2023 che segna peraltro il decennale dell’ultimo album Shaking The Habitual. «Did you hear what they call us? / Did you hear what they said? / My plan was flexible / Don’t get stuck anywhere»: nessuna etichetta, nessuna gabbia. The Knife e Fever Ray: rivoluzione ormai storicizzata e contro-resistenza da non dare affatto per scontata, probabilmente di nuovo sulla linea di un’unica narrazione.