Final 3 (Neurot Recordings/Goodfellas) Tra gli innumerevoli e infiniti progetti portati avanti da Justin Broadrick nella sua carriera (e sottolineiamo, per l’ennesima volta, come si tratti sempre di situazioni sonore di primissimo piano), Final è quello più criptico e isolazionista. Non solo per i suoni scelti quale veicolo espressivo, ma soprattutto per il clima che si respira nei dischi pubblicati con tale denominazione. Una denominazione che sembrava essere stata mandata in soffitta, ma che in realtà ha continuato a tessere trame musicali e il frutto del lavoro di cinque anni (dal 2000 al 2005) viene raccolto in ‘Final 3’. Il segreto della longevità del gruppo, nonostante i mutamenti generici e temporali, sopravvivendo persino a Godflesh piuttosto che a Techno Animal o Head Of David (giusto per nominarne alcuni), è da individuarsi nel fatto che si tratta della prima identità assunta da Justin Broadrick quando, all’età di 13 anni, mosse i passi iniziali nel mondo del suono. Ed è sempre stato il luogo di indagine delle materie ambientali, noise elettroniche, drone, micro wave e industrial primordiali, con evidenti propensioni sperimentali e un feeling oscuro e/o cosmico che si insinua tra i brani. ‘Final 3’, concepita con il contributo di Diarmuid Dalton (bassista di Jesu), è opera spalmata su due CD, per oltre 150 minuti di esplorazioni, a volte lunghe e dilatate, a volte brevi e vibratorie. Stratificazioni organiche in movimento, chitarre trattate, loop in bassa frequenza, assonanze con i prodotti di casa Kranky, ma anche con Biosphere o le cose più rarefatte della storica Side Effects. Un’impresa!