Franc Cinelli mostra di saper bene cosa vuole, senza mai nascondere il proprio amore viscerale verso i padri del genere. Le canzoni di The Marvel Age sono dotate di ottimi pop hooks e il sound ruspante e genuino che ne segue è un valore aggiunto per un disco che suona veloce, sincero ed efficace.
C’è molta sensibilità radiofonica nell’album, a partire dal singolo Alchemy – dove sembra di ascoltare proprio The Wallflowers – passando per gran parte dell’immaginario folk rock americano, sempre con in testa la perfetta melodia per un viaggio on the road. C’è spazio per il southern rock blues in stile The Allman Brothers (Driver), la ballata pianistica Blindsided e il piccolo tributo al Boss di Nebraska (la finale Leave Here Running). E c’è spazio anche per un omaggio in codice a Lennon e Jimi Hendrix, con la ballata folk-rock Blue.
Il sound è vintage, la produzione essenziale ma calibrata su uno standard che mette potenzialmente d’accordo critica e pubblico: morbidi mood che James Taylor conosce bene (Across The Slipstream), bozzetti folk con in testa l’intera famiglia Dylan (Down & Down) e in generale una predisposizione d’animo che guarda più all’America che alla Gran Bretagna. Il problema di un disco così è l’evidente peso che i riferimenti giocano nell’economia di suoni e scrittura: ma se non si ascolta The Marvel Age con l’aspettativa di trovare grosse variazioni sul tema, allora il tempo non sarà sprecato. Diversamente, vale la pena rispolverare il vinile di Highway 61 Revisited.http://www.franccinelli.com/