Letteralmente folgorati dall'album licenziato nel 2010, i responsabili di Memphis Industries tornano sul luogo del delitto con il nuovo disco di questa piccola grande icona dell'indie americano. Supportata da The Outs, Frankie Rose ci delizia con un album dalle esili forme pop, pur mantenendo inalterato un luminescente dna. Celebre anche per aver suonato la batteria con Crystal Stilts, Vivian Girls e Dum Dum Girls, Frankie sa esattamente come far collidere le istanze del girl-pop con gli arrangiamenti cari a sua maestà Phil Spector. Nel dettaglio un muro di suono costruito su costanti riverberi e sulla bontà di canzoni che girano su due semplici – avvampanti – accordi. Il titolo Interstellar dovrebbe sollevare più di una questione sul carattere celestiale del disco, possiamo solo confermarvi che queste canzoni hanno in dote la serenità dei classici senza tempo. Si parla dunque di uno spazio maestoso e gentile, in cui fare albergare brani dai tratti onirici. La produzione curata da Le Chev (remixer di grido anche per Lemonade, Narcisse e Passion Pit), aggiunge ulteriore lustro all'album.Una grandeur pop, che non rinuncia a certe affinità con lo shoegaze britannico ma anche con un'estetica new romantic e - perché no – glam. Tra le righe una figura elegante come Brian Ferry potrebbe rispecchiarsi in questa pop-wave d'autore. Frankie ha puntato tutto sulla qualità del suono, rinunciando al fuzz ed evidenziando le scorie di una cultura eighties. Non è il trionfo di un sentimento retrò a tutti i costi, ci sono molti dei suoni familiari di questa decade, semplicemente ricollocati in un contesto inedito. La paradisiaca 'Had We Had It' punta su strofe zuccherose mentre i tratti elettronici di 'Gospel / Grace' sembrano riportare in auge i lunedì blu dei New Order. Per tanta foga ritmica c'è l'interpretazione intima di 'Apples For The Sun' una voce che si staglia su di un pianoforte solitario, roba da togliere il fiato. Molti degli elementi all'interno di Interstellar riflettono sull'idea stessa della sparizione, un sentimento che si riferisce ad una zona immaginaria. Il sogno è solo una conseguenza, ed abbandonarsi all'intro di violoncello di 'The Fall', renderà addirittura plausibili i paragoni con un altro profeta del parallelo universo pop: Arthur Russell. Un viaggio lontano, semplicemente da immaginare. www.missfrankierose.com www.facebook.com/frankierosemusic