“My name is Fred Peterkin (and Black Jazz Consortium, and Captain P), but everybody calls me Fred P”. Dai club di New York a quelli di Berlino ma sempre seguendo tre parole: soul, people e music. Che poi danno il nome anche alla sua label e sono lo scheletro di una produzione decennale basata su un’intensa passione per la ricerca sonora e sulla necessità di esprimerla creando un senso di comunità intorno alla musica prodotta. Un’esigenza profonda al punto da rendere quella del clubbing un’esperienza interiore, oltre che fisica. Peterkin appartiene alla scuola pre-digitale rodata dalla registrazione e diffusione delle tracce su cassetta e dalla contaminazione fra generi, mescolati assecondando un’affamata curiosità e spaziando da radici hip hop verso embrionali sperimentazioni Detroit techno, sino a raggiungere consapevolezza e padronanza di uno stile essenziale il cui obiettivo è il dancefloor. L’era di internet, la modernizzazione e la diffusione della musica non hanno compromesso le qualità di Fred consentendogli anzi di constatare di non essere il solo, sul pianeta, a tenere alla valorizzazione di un certo canone di gusto e approfondimento musicale. Un elegante manto di velluto house-jazz avvolgerà quindi le pareti della notte della Galleria19 ad opera di un maestro di cerimonia raffinato e coscienziosamente ligio al proprio dovere, traduttore ai piatti di vibrazioni deep e spazialità oscure.