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FUN DA MENTAL

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FUN>DA>MENTAL Londra, inverno 1999. Siamo in un ristorante marocchino in Covent Garden. Il luogo é bellissimo: avvolto in un color terroso, tenue, il ristorante unisce l'eleganza orientale con l'esotismo africano. Mi viene in mente Borges quando nella sua Biblioteca di Babele scrive che il nostro Oriente inizia in Marocco... Siamo invitati all'album launch di Tj Rehmi, giovane indiano in odor di drum and bass, esordiente per l'etichetta Nation. Raggiungiamo il club nel basement giusto sotto il ristorante: entriamo e siamo in un affollatissimo suq di Damasco o di Bagdad. In languidi sofà, sta mollemente adagiata l'intellighentzia asian underground di Londra. Sui tavoli imbanditi, argentei narghilé fumanti si stagliano tra vasi di frutta secca. Un gruppo di musicisti irakeni ha appena finito di suonare, l'atmosfera é allegra. Inizia il dj set, Tj Rehmi é buon ultimo, Dave Watts il secondo. Al loro fianco, un giovane appena un po' sfiorito, vestito di nero, dai capelli corvini lunghi, piume come orecchini. Veniamo presentati al dj asiatico: é Aki Nawwaz, il patron dell'etichetta di techno nomade, la Nation. Il tam tam del suono apolide riecheggiava già da alcuni anni a Londra, prima che i Fundamental si affermassero con "Sister India", singolo del 1993. L'etichetta di Aki era nata nel 1988 con la precisa volontà di operare sul confine di suoni tradizionali etnici e ritmiche elettroniche contemporanee. Nation Records fu il beffardo nome per chi operava sul crinale di musiche senza confini e senza compromessi. I Fundamental, la sua creatura, nacquero qualche anno più tardi, nell'estate del 1991. Giusto per gradire, Fun-da-mental, si situarono subito in un terreno minato tra Sex Pistols, Mark Stewart & Maffia e i Public Enemy. Consapevolezza politica, furore punk, beats da quattro soldi, techno terzomondista, bass culture giamaicana. Il sound system di Sir Coxone offerto ai pasdaran metropoliti di etnia asiatica. Ecco a voi i terroristi erotici, i Fundamental. "Seize the time" - Usa il tempo - come rimava Bobby Seale delle Pantere Nere americane. Così il titolo del primo lp di Aki & Dave Watts: ogni brano uno schiaffo al potere dell'uomo bianco, un inno alla rivolta. Da "Seize the time" si levano canzoni memorabili come Mother India, Mr Bubbleman, New World Order, la title track omonima. Pura cronaca del 1994, il testamento sonoro di un'epoca: i Sex Pistols di Islamabad o i Public Enemy di Bombay, a scelta. Ma se l'album d'esordio é il pugno vibrante, lo sberleffo anti-autoritario, l'audioshrapnel devastante é la versione remix "ethno-techno" di un anno dopo: "With Intent to pervert the cause of injustice!". Un album di puro delirio tribale: raggiunge l'altezza immacolata dell'esordio di Mark Stewart & Maffia, "As the Veener of Democracy Starts to Fade". Basta probabilmente il primo brano a chiarire la dimensione apocalittica del suono: un canto devozionale catturato da una moschea di Lahore alle quattro di mattina (Allah uh akbar, Allah é grande) su una base techno drammatica e vorticista. L'invocazione a Dio attraverso l'apocalisse digitale ai suoi massimi livelli. Oppure il coro gioioso dei cacciatori etiopi in partenza per la battuta di caccia si trasforma in gioioso maelstrom tribale di forza e vitalità (Liberating Gold Burger). Tutto l'opera é comunque giocata su un registro vitale ed energetico elevatissimo. "With the intent to pervert the cause of injustice" é la pietra miliare del suono terzomondista sotto il giogo del Nuovo Ordine Mondiale. Saltando il secondo episodio di "Erotic Terrorism" una copia più rumorosa e belligerante di "Seize the time", i Fundamental licenziano ora il quarto album della loro attività - non contando la summa di remix "Why America will go to Hell" - intitolato "There shall be love" (Ci dovrebbe essere amore). Si tratta di un album che smorza, in parte, certi esasperati picchi politici e sonori per giungere a una sintesi musicale ed espressiva più matura e consapevole. Nell'album sono presenti episodi molto più lirici che in passato grazie anche alla collaborazione dei cantanti Rizwan e Muazzam Qawal - pakistani - e al sudafricano Zamo Mbuto. Registrazioni quindi che volano da Bradford - un ghetto asiatico vicino a Londra - a Rawalpindi, da Johannesburg alla Siberia per giungere all'India del sud. "There shall be love" si situa a ridosso del secondo "With Intent..." per profondità espressiva e spiritualità. Rimane un album imperfetto - quale opera non lo é? - ma che racconta la realtà di un mondo dove manca l'amore e la giustizia. La resa musicale é spesso all'altezza delle accuse che lancia come in "All seeing Heart", "Sunday School" e "There Shall Be Love". Questi episodi fanno sì che l'opera risulti essere una delle prove più convincenti del "world sound" che si sta diffondendo nel nostro pianeta.

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