Gareth Dickson appena impugna la sua fida chitarra acustica, si trasforma. Diventa un archeologo, si improvvisa avventuriero, si immagina pittore, disegna valli di psiche. Ama esplorare, fare dei suoi pezzi di fingerpicking malinconico delle piccole e grandi dolci avventure, portandole un passetto o due in profondità, al di là della nebbia. E l'anima di Nick Drake sbuca dal terreno, facendo qualche piccolo saltino, spostandosi un po' più di qui e e un po' più di qua, forse anche a sinistra. Devia verso lo sconosciuto, s'immerge nel nascosto, e l'inconoscibile abbraccia la delicatezza melodica delle corde del suo affezionato strumento. L'attrazione per gli Ambient Works di Aphex Twin e le opere di Brian Eno con chitarra, delay e riverberi, fanno il resto. Gareth Dickson ama ascoltare la musica sul suo letto al buio, e noi possiamo fare altrettanto, nutrendoci di quell'arte che ha come muse ispiratrici non Dee, ma Dei. Nick Drake, Davy Graham, o anche Bert Jansch, perfino Robert Johnson, e volare, sempre più in là, leggermente a sinistra, lasciando le Immagini libere di scorrere. Così possiamo cavalcare le onde su morbide montagne, scendere da foreste incantate e inoltrarci nella flora della sua amata Scozia, verde, vivida, vivace e dinamica, come le sue musiche. Gareth Dickson è un ispirato cantautore, e con “Quite A Way Away” rinforza la sua proposta. Si nutre di folk, di musica classica, di ambient, e dona la fenice a Nick Drake, accompagnandolo a vedere il suo mondo oltre le montagne. A sinistra, decisamente a sinistra. Verso le valli d'anima, dove la sua arte è un flusso continuo e i suoi brani non svettano l'uno sull'altro, ma esaltano il sapore della completezza della sua opera. E poi, riparte, respirando ancora più intensamente.