Con un background jazz e un primo album prodotto da Rob Ellis (PJ Harvey, Anna Calvi), Giulia Villari, per il seguito di River (2010), decide di puntare all’essenziale e vestirsi di elettronica e beat minimali. Real cattura questa nuova natura dell’artista italiana e ripercorre i sentieri di una K.Flay più intimista, attraversata da un’oscurità digitale di stampo Depeche Mode (Language, Almost August). L’approccio realista della Nostra si sviluppa attorno a brani che, di volta in volta, possono trasformarsi in cavalcate aggressive (Springtime) o in ballate agrodolci (Fragile). Tastiere, synth e drum machine si accollano il compito di reggere strutture pop immediate e, soprattutto, la voce di una Giulia Villari che in alcuni tratti (July) si inerpica sulle tonalità di Jenny Hval.
Real è un album delicato ma allo stesso tempo variegato; in alcuni punti risente di una ridondanza che non permette la quadratura del cerchio, in altri, però, lascia piacevolmente colpiti. È il caso della coda jazz di Birds, testimonianza che le radici hanno sempre la loro importanza e che rinnovarsi significa aver già fatto un primo passo verso la maturità artistica.