Il lungo elenco di esperienze e collaborazioni che Greg Haines può vantare sarebbe in grado di distogliere da solo l'attenzione dal suo eccellente percorso musicale, ancorato ad una base modern classical ma da sempre alla ricerca di nuove strade per intendere la stessa. In ogni suo album, il violoncellista e compositore inglese ha infatti trovato mezzi espressivi inediti con cui tagliare le trame del suo strumento, arrivando in certi casi anche a metterlo da parte quando considerato poco utile in un determinato progetto. Reduce dalle trame pianistiche di “Moments Eluding” e da quel “Digressions” nel quale il nostro aveva incontrato per la prima volta Nils Frahm facendo evolvere al suo fianco una sorta di ensemble da camera con tanto di sezione d'archi e fiati, Haines arriva quest'anno a quello che è forse il passo più importante della sua carriera: il contratto con la Denovali, che licenzia questo sorprendente “Where We Were”. Si dimentichino le trame modern classical della doppietta dell'anno scorso, e con loro in generale gran parte delle sezioni acustiche proprie della sua musica: questo nuovo album è il trattato elettronico più puro mai realizzato dall'inglese, che dopo aver rifiutato di collaborare persino con Peter Broderick, impugna manopole e cavi tirando fuori una mistura di neo-kosmische, ambient, tribal e drone. Le brulicanti distese terrene in puro stampo ambient-drone di “The Intruder” immergono in un humus di sospiri, gocce e tocchi limpidi, pronti ad accogliere qua e là banchi di nebbie insani o ad aprirsi al candore dei metallofoni. “Something Happened” racchiude nel suo titolo il significato dell'intero disco, una marcia macchinale dal marcato retrogusto armonico e dalle sfumature kosmische che cresce al montare del ritmo prima di sciogliersi in un finale puramente tribale. I languori stratificati dei tappeti sintetici di “So It Goes” rappresentano una delle vette dell'intero lavoro, assieme al trionfo di arpeggiatori del caleidoscopio di “Wake Mania Without End II”, prima del finale affidato al trionfo ambient-trance di “Habenero” - non distante dalle collaborazioni tra Steve Roach e Vir Unis – e al suo progressivo rilassamento in “Habenero (Version)”. Con “Where We Were”, Greg Haines apre una nuova fase della sua carriera, compiendo un'autentica auto-rivoluzione sonora le cui strade possibili per il futuro sono molteplici. Resta in mano quello che è forse il disco più compatto e riuscito del suo percorso, un passo avanti che – c'è da scommetterci – non potrà restare isolato, e lo lancia come. www.greghaines.co.uk