A differenza degli act citati poc’anzi, i Nostri vantano senza dubbio un’estetica e un suono più moderni, con una ricerca ossessiva dell’elemento groove che ne avvicina la scrittura a quella di gruppi dall’immaginario parossistico come Cock and Ball Torture, Gutalax e Spasm, ma pensare che in virtù di questo facciano poco sul serio, lasciando magari le dinamiche e lo sviluppo della loro musica al caso, sarebbe un errore grossolano. “Parasite” ci presenta sì una band ignorante e votata esclusivamente ad un impatto grottesco e distruttivo, ma che sa benissimo come maneggiare certe soluzioni (il cui numero, a conti fatti, è assai ridotto) per confezionare brani fluidi e di senso compiuto, nei quali i riff dettano legge e le strutture, per quanto ripetitive, appaiono sempre funzionali. Fra assalti death/grind galoppanti e breakdown grassissimi, voci urlate e altre filtrate fino a sembrare il gorgoglio emesso da una carcassa in putrefazione, la tracklist mette fin da subito le cose in chiaro con la doppietta “Ocular Tormentor”/“Mermaid in a Manhole”, e da quel momento in poi non si guarda più indietro, facendo leva su una perversa vena catchy che la produzione di Marco Mastrobuono (Fleshgod Apocalypse, Hour of Penance, Inno) esalta e rende tratto distintivo dell’ascolto