Originaria della West Virginia ma reseidente da tempo a Glasgow (dove è stata coproprietaria col giornalista David Keenan del negozio-etichetta Volcanic Tongue), Heather Leigh da una ventina d'anni suona le chitarre slide e pedal steel più forti che possiate immaginare, con una tecnica di cui gli esperti dicono meraviglie. Ha alle spalle una pletora di CD-R e cassette, collaborazioni d’eccellenza in ambiti rock-avant-improv (tra cui quella recentissima con Peter Brötzmann), due LP nel 2007 e 2010 a nome Heather Leigh Murray (“Devil If You Can Hear Me” e “Jailhouse Rock”, entrambi su Not Not Fun), e uno a fine 2014 a nome Heather Leigh (“Nightingale”, Golden Lab Records); ma è solo sul finire del 2015 che la Leigh è arrivata a registrare il primo vero album in studio: “I Abused Animal”, pubblicato da Stephen O’Malley sulla sua Ideologic Organ e Peter Rehberg di Editions Mego. Un piccolo grande capolavoro dove Heather si scrolla di dosso le polveri e nebulose ferocemente noise e il mood indistintamente lo-fi che caratterizzavano quasi tutti i dischi precedenti per farsi ‘cantautrice’ a tutto tondo, tanto eccentrica quanto originale.