Atomic. Un uso creativo ed espanso dello strumento, capace di bordate di noise lirico e affilato come di abbandoni e partenze che sanno di romanzi ottocenteschi.Midnight, la prima traccia, è densa di magnifiche minacce e di un senso di veglia drammatica: siamo istantaneamente trascinati in un oceano emotivo in tempesta, tra ruggini metalliche, chiglie di imbarcazioni arenate su scogli inaccessibili, relitti affondati, bandiere strappate, cieli indifferenti e troppo neri per lasciare una prospettiva. Neoclassicismo, drone, quell’austera dolcezza che ispirava le indimenticabili pagine dei Rachel’s, nuvole di contemporanea, lampi minimalisti ed un senso diffuso di urgenza, di verità, di perdita, fanno di queste undici tracce una sorta di testamento, non a caso scritto dall’autrice dopo la perdita di entrambi i genitori. In bilico tra rivelazione e disgrazia, tra satori e rumore, Atomic vive di tuoni e saette, di miele e veleno, affonda i polsi nel fango e guarda le stelle, sempre più irraggiungibili e altere, animato da qualcosa di sacro in qualche maniera