Cercavate un antidoto a quelle grigie giornate invernali? Con la primavera arriva anche un'altra rivelazione del pop d'oltremanica, specialità di casa in realtà, con tutti quei dischi che negli '80 infiammarono l'underground britannico, fossero licenziati da etichette quali Sarah o Creation. Al debutto sulla lunga distanza Help Stamp Out Loneliness - già quel nome delizioso – si presentano con un bignami del dream pop, forti anche delle loro radici territoriali, con i membri del sestetto in parte mancuniani ed in part irlandesi di Belfast. Sin dalle battute iniziali di 'Cottonopolis + Promises' abbiamo la sensazione di un miracolo, canzoni che sembrano avere il dono dell'immortalità, fraseggi freschi, sapienti intuizioni, una mano fatata. Ascolterete infinite chitarre jingle-jangle ed un organo a transistor preparare il terreno all'ingresso in campo della vocalist D. Lucille, il cui timbro ricorda per certi versi quello dell'eroina Nico. Il primo singolo estratto dall'album è però il programmatico 'Record Shop', una canzone liberamente ispirata dal personaggio di Sandra Bernhard nel film di Scorsese 'King of Comedy'. L'impressione è quella di trovarsi ad un disco esteticamente impeccabile, in cui tutti i pezzi del puzzle trovano debita collocazione. Dalle melodie agro-dolci agli handclap elettronici, da quelle squisite incursioni pop-wave alle chitarre che rasentano l'eclettico e rumoroso suono dello shoegaze. Il prestigioso The Guardian si è già innamorato dei 6, l'escalation sembra a questo punto davvero dietro l'angolo. www.twitter.com/helpsol