Il nuovo Dances/Curses giunge ad un anno di distanza dal precedente Four Bibles, e a ben tre dall’acclamato The Guillotine, uscito per i tipi di Wrong Speed Records, e ha in scaletta almeno una collaborazione da urlo (quella con Mark-ex-alberi-urlanti-Laneganin The Mirror, uno spoken blues tipico dell’ex eroe del grunge più evoluto). Ma a stupire è, come sempre, va detto, la qualità esibita anche dalle restanti 13 tracce in scaletta, che spaziano dai quattro minuti e mezzo dell’opener Donkey Jaw, in cui il motorik del vecchio krautrock incornicia alla perfezione una canzone melodicamente e ritmicamente avvincente, agli otto minuti espansi di Tied In A Firing Line, che a tratti potrebbe rimandare a certe cose dei Queen Of The Stone Age. Nel mezzo, c’è un mondo di canzoni che, anno dopo anno, disco dopo disco, vive sulle proprie gambe e dei propri meriti, melodici soprattutto, ma anche strumentali. Infatti, questa strana macchina del ritmo e del rumore chiamata Hey Colossus non ha mai sfornato una raccolta di canzoni così perfetta e compiuta come questa, pur senza rinunciare all’anima sperimentatrice e psichedelica che da sempre è sua propria.