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Esce Moondog Mask, il nuovo album degli Hobocombo! Stavolta il trio formato da Francesca Baccolini, Andrea Belfi e Rocco Marchi parte sempre dalle opere di Moondog ma amplia i suoni verso orizzonti inaspettati e variopinti, toccando Robert Wyatt, Joe Meek, l'exotica di Martin Denny e la ricerca etnomusicologica di Roberto Leydi. Oltre all'album sono disponibili anche il commento degli autori e la playlist di musica che ha ispirato l'album, entrambi in esclusiva su Spotify! Acquista l'album su Bandcamp (formato fisico + digitale) o qui sul nostro store! Moondog Mask è il secondo disco di Hobocombo, trio dedicato e ispirato alle musiche di Moondog e formato da Andrea Belfi (Rosolina Mar, Mike Watt, David Grubbs) alla batteria e voce, Rocco Marchi (Mariposa) alla chitarra, synth e voce e Francesca Baccolini al contrabbasso e voce. Il primo disco di Hobocombo “Now that it's the opposite, it's twice upon a time”, nato nell'aprile 2010 su ispirazione del loro primo concerto, è stato quasi un “instant disc”, interamente dedicato alla rilettura del repertorio di Moondog. In quel primo lavoro comparivano alcuni elementi (il groove cubaneggiante di Bird's Lament, le aperture medieval-psichedeliche di Witch of Endor) che presagivano le direzioni future. Concerto dopo concerto la band è cresciuta e si è affermato un suono più orchestrale e variopinto (“The Magnetic Sound of Hobocombo”, appunto), che ha alimentato la voglia di comporre brani originali e di inserire deviazioni (“East Timor” di Robert Wyatt) per approdare alla scaletta definitiva dell'album. Il disco che ne è scaturito è una riflessione sull'esotico che è “immaginazione” (i mondi possibili, una mitologia possibile) e che disegna luoghi lontani e fantastici, ancorato però a terra dai field recordings (unite ai synth) e dal dramma di Timor Est (chi sa dire dov'è senza consultare Google Maps?). Luoghi reali, come Timor Est appunto (o Berlino, Bologna, i monti Lessini, dove il disco è stato registrato e mixato), ma anche luoghi immaginari, con lo spirito di Salgari che (pur documentatissimo) scriveva delle Tigri di Mompracem senza aver mai messo piede fuori dalla pianura padana o quello di Joe Meek che registrava “I Hear a New World: an outer space music fantasy” manipolando la tecnologia del 1959 per (ri?)produrre il suono di altri pianeti. Il primo album di Hobocombo era un disco che ragionava sui processi compositivi moondoghiani, di un Louis Thomas Hardin minimalista, fine contrappuntista, economo nei mezzi e negli organici. In “Moondog Mask” la band pone invece l'accento sull'immaginario del Vichingo della 6ª Avenue, sul suo essere un “autore del fantastico”, sulla ricchezza e varietà timbrica delle sue opere, lanciando un possibile ponte con l'exotica, genere che raggiunse lo zenit tra gli anni '50 e i '60, proprio nel periodo d'oro di Moondog. Un incentivo a procedere in questa direzione è stato dato agli Hobocombo, alla fine del 2011, dallo staff di Epsilonia, trasmissione dedicata alla musica sperimentale in onda sulle frequenze di Radio Libertaire di Parigi. Gli Hobocombo hanno realizzato per la radio parigina “Witch of Endor”, un radiodramma in dodici puntate che disegna dodici paesaggi sonori insoliti e surreali, in cui i field recordings urbani di Moondog si fondono con le (peraltro contemporanee) registrazioni sul campo degli etnomusicologi italiani. Accostamenti imprevedibili tra il folklore sardo, il contrappunto barocco e il rumore di fondo della Sixth Avenue che sono diventati materiali per questo nuovo disco. Un'altra via verso l'exotica, un processo analogo a quello che mette in atto Les Baxter traslocando dei pappagalli dall'Amazzonia alla sua big band. E quindi in “The Magnetic Sound of Hobocombo” si possono sfiorare tessuti wax africani, è possibile partecipare a cerimonie di nativi americani, danze propiziatorie per invocare il sole e mitologie e riti esistenti o (più spesso) d'invenzione; vi sono strumenti del folklore italiano e invenzioni sonore moondoghiane (come la trimba), mascheroni africani, surreali palme su laghi ghiacciati, cavi e patch di sintetizzatori analogici da collegare e annodare. Moondog fa rima con Wyatt, Roberto Leydi e “Italia Vol.1″, Les Baxter, Joe Meek, Duke Ellington e il “Jungle Sound”, Congotronics, Loningisa, minimal music, exotica, Wendy Carlos. Nell'album compaiono come ospiti due musicisti berlinesi di area “echtzeitmusik” quali Nils Ostendorf e Simon James Phillips. Il mastering è stato affidato a Doug Henderson, che nel 2005 ha firmato i mix di “I'm a bird now” di Antony and the Johnsons. www.hobocombo.com

HOBOCOMBO è presentato in Italia da PANICO CONCERTI

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