Anche il percorso discografico dei due, fatto di pezzi piccoli, in cassetta (l’omonima per My Own Private Records del 2013), 7 pollici (l’omonimo su rave Up del 2015), modalità split (quello con gli Hallelujah per Maple Death) o al massimo 12” single sided (il mini White Man per NO=FI Recordings), è un percorso old school, fuori dalle mode del “tutto e subito”, fatto di piccoli passi e crescita consapevole che culmina ora in questa mezzora abbondante edita con sforzo comune da Maple Death e Avant!. Scarno, minimale, ossessivo, il suono degli Holiday INN è un inno alla destrutturazione, alla minimalizzazione, alla reiterazione e alla replicazione nell’era del torbido, sorta di programmatica weltanschauung che prende e rigenera scarti e rimasugli, riusa e ricicla input e rifiuti per metterli al servizio di una urgenza comunicativa che nel suo inglese ciancicato e affossato nel rumore dice più di mille innocui cantautorini o di mille saggi di sociologia spicciola.