Holy palms è lo pseudonimo dietro cui si cela da un paio d'anni il moscovita Pavel Eremeev, nome che in precedenza si poteva già trovare a bazzicare le periferie math (vedi uSSSy, I Am Above On The Left), un Lp lo scorso anno, "Tribute To Snake Charmers Music" - un possibile omaggio ai lavori della Nath Family - per poi scomparire nelle giungle polverose del sud-est asiatico.
È nel corso di questa trasferta che "Jungle Judge" ha preso forma, proseguendo linearmente il percorso intrapreso in precedenza da Eremeev, calcando però la mano su quelle tentazioni "esotiche" che fino ad ora avevano fatto da corollario.

In questo brusco sbalzo di temperatura, il vaso delle seduzioni global si è scoperchiato liberando un'orgia di riferimenti: gli ossessionanti movimenti gnawa, raga indiani, percussioni "etno" e richiami mediorientali assortiti si ritrovano nello spazio (generoso) di "Jungle Judge". A complicare la navigazione, l'uso massiccio di beat digitali che simulano a intermittenza destabizzanti stimoli da dancefloor, ma che in realtà rivelano ben presto la loro radice matematica, gettando un ponte verso le giungle aritmetiche dei Gala Drop.

Più che l'enfasi ritmica - che in verità si ritira spesso sullo sfondo - è però proprio il frastornante baccanale melodico ai limiti della psichedelia "pesante" a lasciare il segno, mentre è in quello stacco tra l'asciuttezza dei ritmi e l'untume del materiale organico l'interstizio in cui emergono i momenti migliori dell'album. L'opener, con una sbornia chitarristica degna del Sun Araw più alticcio e il beat più trascinante del lotto, rimane probabilmente l'esempio migliore, ma regalano degli ottimi momenti anche la lunga "Stoned In The Jungle Stolen By Liana" (in particolare, il magistrale math-jungle del secondo atto), i richiami quartomondisti di "To Overcome a Custodian With a Juniper Broom", le visioni goane a sorpresa di "Skeleton Team Is Leading" e soprattutto la squisita "Picking The Right Leaves", che muove da un tipico numero Not Not Fun (dub tramortito su chitarre iper-lisergiche) per poi rivelare fachiri e santoni psichedelici col baffo.

A ben vedere, "Jungle Judge" prova a portare a comun denominatore in un'opera unitaria la quintessenza della psichedelia nelle forme più disparate in cui è possibile declinarla, dal virtuosismo chitarristico al raga carnatico e tutto quello che ci corre di mezzo. In quanto tale, è un album a cui forse si può rimproverare una punta di eccessiva ambizione e bulimia, ma che è facile scagionare e ammirare per le stesse ragioni. Per Holypalms, sicuramente un tassello estremamente importante e il preludio (?) al capolavoro definitivo.