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IAN FOSTER

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Ma quanto è bello questo disco!? Abbiamo incontrato per la prima volta Ian Foster, strepitoso quanto misconosciuto songwriter canadese di St. John's (Terranova / Labrador), ascoltando e recensendo Room In The City (2008), il suo bellissimo terzo lavoro, un disco che ci rapì all'istante facendoci capire di trovarci di fronte ad un artista che dovevamo assolutamente condividere con gli amici e con tutti gli amanti della musica di qualità, quella che non si sbandiera e che spesso scorre, come un fiume carsico, quasi sempre sotterranea e che talvolta emerge per la gioia di pochi intimi. Da allora abbiamo seguito il giovane ma maturo Ian con entusiasmo, anche nell'unica (ahimè) tournee italiana e nell'episodio che seguì We Begin Here (2010), un altro buon disco che rischia di non essere ascoltato non avendo avuto una distribuzione, condizione indispensabile per farsi notare dalle nostre parti. Ora Foster esce, a breve distanza temporale dal lavoro sopra citato, con The Evening Light (sempre autoprodotto e per ora non distribuito, almeno in Italia) che si segnala come il quinto ed ennesimo episodio di livello che, se avrete la pazienza di procurarvelo, vi metterà in contatto con un autore ed interprete profondo e delicato, baciato dalla fortuna di saper scrivere con facilità disarmante canzoni speciali. Ian è anche un letterato e i suoi brani ossuti, incardinati ad un folk rock moderno, impercettibilmente venato di pop intelligente, si fanno apprezzare per testi importanti e suoni che hanno il passo di piccole suite che ti avvolgono delicatamente e ti riscaldano come una sciarpa di cachemire. In questo lavoro le specificità che lo distinguono rispetto ai precedenti e che balzano subito all'orecchio sono: la crescita esponenziale che l'artista di Terranova compie, disco dopo disco, nell'uso fascinoso della voce, che negli ultimi due anni è diventata più calda e personale, ciò è sicuramente uno dei nuovi atout del suo fare musica, non da meno gli arrangiamenti costituiscono un altro aspetto importante che serve a dare profondità alle canzoni. Vengono utilizzati strumenti come violino, cello, banjo e accordion che contribuiscono ad arricchire il suono in modo discreto ma ben evidente. Mai un intervento fuori posto o che comunque non sia funzionale al pathos del brano, perché Foster si muove per linee che vanno dirette e rapide al cuore dell'ascoltatore. Emblematica è Hochelaga, Montréal, una canzone giocata su pochi accordi di chitarra e una fisa nascosta, quasi sotto traccia, a sostenere l'arpeggio chitarristico che introduce il recitar cantando (quasi teatrale) di Ian. La magia si ripete subito dopo con A Large Crowd Gathers…, titolo lunghissimo per una canzone che è un po' il manifesto del disco, nella quale la voce del nostro si erge alta nel ritornello sostenuta da un piano evocativo, mentre nella strofa il piano viene doppiato dal violoncello, stupenda! Ma tutto The Evening Light è ricco di momenti che ci emozionano e riconciliano la nostra sete di un songwriting senza sovrastrutture e artifici, che qui non trovano posto, infatti, tutto si coniuga con una dannata ed apparente semplicità ma, in realtà, c'è molta più sostanza in queste undici cartoline inviateci dai ghiacci del Canada che nella maggior parte di ciò che quotidianamente arriva ad ammassarsi sui nostri scaffali. Facciamo uscire Ian Foster allo scoperto, affinchè non sia più il solito segreto meglio custodito del Canada.. www.ianfoster.ca

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