Jackie-O-Motherfucker... Categoria gruppi di culto. Nati nel 1994, tre EP autoprodotti, poi nel 2000 il primo LP, Fig. 4, finito nella top 20 di fine anno di Pitchfork. Thurston Moore se ne innamorò e tentò di metterli sotto contratto per la sua casa discografica, ma se c'è una cosa che caratterizza i JOMF è la loro imprendibilità. E allora ancora altri dischi, su etichette sempre differenti, fino ad arrivare alla importante Fire records, londinese. Nel frattempo, soprattutto grazie agli straordinari live set, diventano loro dichiarati fan i Mogwai, e i compianti Godspeed You Black Emperor li vogliono tra i propri più stretti collaboratori. La stampa specializzata ne fa dei paladini, the Wire dedica loro la copertina, ma i Jackie-O Motherfucker non si siedono, anzi. Una ridda di collaboratori entra ed esce dal progetto, che valica i confini degli stili predefiniti e continua da anni a presentare la propria lettura del mondo sonoro. Certo è American Folk Music. Ed è pure jazz. Ma quello avanguardistico dove al suono indissolubilmente legato alle radici si contrappunta la costante, infaticabile necessità di andare oltre e portare avanti l'arte: il risultato è quanto di più psichedelico si possa ascoltare nel panorama musicale odierno, e non vi stupirà di sentirne rimandi ai Pink Floyd più bucolici ed ai Grateful Dead più ispirati, perché lì ebbe origine il tutto. Chitarre che suonano come sitar, percussioni, tape loops, xilofoni, sax, clarinetti, voci... In apertura: il blues screziato di elettronica di Brian Mumford, aka Dragging An Ox Through Water. Una vera sorpresa, che ricorda il primo Beck...