JEFF BUCKLEY - SKETCHES FOR MY SWEETHEART THE DRINK (Columbia/Sony) Se dite che è grezzo ed incompiuto questo avreste dovuto sentire il rabberciamento raccolto per 'Tanworth In Arden' dell'immenso Nick Drake uscito poco tempo fa (aka: registrazione pexima). Quanto alla speculazione, la madre di Jeff non ne ha mai fatta per suo marito Tim, figurarsi oggi per suo figlio. Operazione sincera, dunque, compiuta in compagnia di un vecchio amico del defunto giovane, quel Chris Cornell che dirà qualcosa a chi ha l'armadio pieno di camicie di flanella a scacchi e non sa come smerciarle; semplicemente, un omaggio a quanti (quante, soprattutto) hanno palpitato per i versi accorati e le atmosfere avvolgenti. Ora, che la produzione del decano Tom Verlaine non avesse affatto accontentato Buckley e che le versioni di tutte le song siano redatte con l'approssimazione (ma non la qualità, qui superiore) del demo è un dato di fatto ma ciò non significa che ci troviamo di fronte alla solita rumenta nascosta sotto i tappeti che in genere esce fuori ad artista morto, primo perché il materiale del disco era già bell'e che approntato, secondo perché non siamo alla presenza di uno come Hendrix, di cui sono stati editi ormai anche i momenti mancini in cui accordava la sua sei corde. E nel primo CD vi sono anche delle signore canzoni (che cazzo gli dite, ad un pezzo come 'Nightmares By The Sea' , invero più tagliente e diretto nella versione demo, o alla seguente'Yard Of Blonde Girls'?), il secondo risente alquanto della provvisorietà dei brani appena accennati (vedi 'New Year's Prayer', un'idea tutta da sviluppare o 'I Know We Could Be So Happy Baby' che non va da nessuna parte) e della registrazione un po' precaria ed ovattata (ma, ripeto, sempre meglio della quasi totalità di operazioni come questa o, ad es, dei comunque sempre benedetti bootleg). Meglio, ad ogni buon conto, un uovo oggi che un cazzo domani. Piuttosto, occhio ai soliti furbacchioni... io l'ho pagato 48.000 lire ma mi è stato raccontato di cifre da gioiellerie Tiffany.