Jeff Loomis è un chitarrista statunitense noto al grande pubblico soprattutto per i lavori dati alle stampe con i thrashers Nevermore, band di cui è da sempre principale songwriter. In seguito alla pausa presa dal gruppo dopo la pubblicazione del suo ultimo disco –This Godless Endeavor, il cantante Warrel Dane e lo stesso Loomis hanno deciso di separare momentaneamente le proprie carriere per potersi dedicare ai loro tanto attesi progetti solisti. Il disco di Dane, uscito a maggio di quest'anno, è stato già recensito su Metallized (clicca qui per leggerne la recensione), ed è ora venuto il momento di analizzare il prodotto degli sforzi del suo compagno di gruppo. GLI ELOGI ALL'ALBUM Zero Order Phase è un disco dichiaratamente ispirato allo stile e ai lavori dei Cacophony di Marty Friedman e Jason Becker ma, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, non è affatto una copia-carbone dei suddetti, che sembrano essere più una fonte d'ispirazione –nell'approccio alla forma della melodia, in alcuni arrangiamenti e nell'esecuzione di certi assoli– che un modello di base da seguire pedissequamente. Ritmicamente il cd è inseribile nel contesto thrash che ci è stato proposto in album come Dead Heart In A Dead World e This Godless Endeavor e i richiami stilistici sono talmente forti che alcuni riff sembrano proprio essere estratti dai succitati dischi. Come è giusto aspettarsi da un platter shred, Loomis fa grande dimostrazione delle sue capacità da guitar hero: tutti gli assoli sono suonati con precisione certosina ed escludendo le sezioni meramente melodiche, non si può dire che questi brani siano alla portata di tutti anzi – probabilmente alcuni fraseggi potrebbero dare del filo da torcere anche a chitarristi rinomati per la loro preparazione tecnica. Altro punto a favore è la composizione della track-list, più volte intervallata da momenti acustici e riflessivi che, oltre a permettere all'ascoltatore di rilassare le proprie orecchie, concedono al virtuoso americano di esprimersi senza fare uso di arpeggi velocissimi e dunque mostrando il lato più emozionale del proprio stile. LE CRITICHE ALL'ALBUM Detto questo è bene specificare che Zero Order Phase è tutto fuorchè un capolavoro del suo genere. Il problema principale è che a differenza delle opere da cui Loomis ha tratto ispirazione, questo disco non riesce a far emergere una voce veramente originale: certo che si tratta di un gran bel lavoro, curato nei minimi dettagli e pieno di ottimi spunti melodici e ritmici; certo che i brani sono tutti diversi tra loro e che i numerosi stacchi acustici contribuiscono di non poco ad aumentare la longevità complessiva del prodotto; certo che il livello qualitativo della musica proposta è alto dall'inizio alla fine dell'album. Ciononostante mi sembra che manchi quel quid distintivo, quell'aspetto che rende immediatamente riconoscibile l'artista, quell'invisibile marchio di fabbrica che permette di distinguere un chitarrista dall'altro e che è parte fondamentale del suono di un grande solista (come succede, d'altra parte, nei casi di Becker, Malmsteen, Friedman, Vai, Satriani, Howe ed altri ancora). Il paradosso è che il tocco di Loomis è molto più in luce nei Nevemore che nel suo stesso cd solista! Sia come sia, alcune cose rimangono certe: il disco è bello, vale sicuramente la pena di essere ascoltato e se amate questo genere di musica strumentale potreste anche riflettere sulla possibilità di acquistarlo; purtroppo, sono dell'opinione che non sia l'opera d'arte che io –come molti altri– mi aspettavo che fosse: in altre parole, Zero Order Phase è “solamente” un bell'album metal. http://www.jeffloomis.com/