John Duncan, statunitense di origine, ma apolide e ospite di innumerevoli stati (un quinquennio in Giappone, un triennio in Scandinavia, da oltre un decennio in Italia, mantenendo nel frattempo la cittadinanza dello strano regnodi Elgaland-Vargaland) distilla la sua esperienza che sarebbe riduttivo confinare al genere della sound-art. Tardo-azionismo, piuttosto, con una spiccata attenzione ad aspetti di comportamento (behaviorism) che accomunano le diverse civiltà tagliando verticalmente le differenze storiche e orizzontalmente quelle geografiche, su attitudini al 'sentire' che possono esprimersi -ma non necessariamente- in forma sonora. (E' stranamente in lingua italiana cheil termine sentire implica i due diversi significati di udito e sentimento, non possedendo noi il concetto di feeling). Per capire meglio rimandiamo a Something Like Seeing in the Dark concepito da Duncan con Leiff Elggren. Tra le massime espressioni contemporanee, la ricerca di John Duncan da più di vent'anni verifica i limiti psicofisicidell'individuo spaziando dalla performance art - con eventi unici al MOCA (Los Angeles), MAK (Vienna), MACBA(Barcellona), Museum of Tokyo (MOT) -, alle installazioni sonore -le più recenti ad O'Artoteca (Milano), Atlantic Waves (Londra), The Institute of Contemporary Art - ICA (Boston), Eco e Narciso (Torino), MUTEK (Montreal), Fylkingen (Stockholm), Gothenburg Biennial, Galleria Enrico Fornello (Prato)-, alla composizione elettroacustica. Della lunga discografia segnaliamo l'ultimo Nine Suggestions (2005 con Mika Vainio eIlpo Väisänen, a.k.a. Pan Sonic).