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JOHN HAMMOND

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JOHN HAMMOND Suo padre, John Hammond Senior, è stato tra gli anni Trenta e Settanta una delle figure più creative e lungimiranti del mondo dello spettacolo e dell'industria discografica americana. Organizzatore degli epocali concerti From Spirituals To Swing, talent scout formidabile per la Columbia Records, ha legato il suo nome a quello di giganti del jazz, del blues, del soul e del pop, da Bessie Smith a Aretha Franklin, da Billie Holiday a Charlie Christian, da Count Basie a Bob Dylan. John Hammond figlio, nato a New York nel 1942, ha dedicato alla tradizione musicale afroamericana altrettanta passione e intelligenza, via via affinando i suoi talenti di chitarrista, armonicista e cantante e conquistando un ruolo di primissimo piano - come sensibilità e fierezza interpretativa, ampiezza di riferimenti e di repertorio, puntualità filologica - tra gli epigoni bianchi del grandi bluesmen neri down home. Ispiratosi inizialmente a Jimmy Reed, che da adolescente ascoltò al Teatro Apollo di Harlem, Hammond ha gradualmente integrato in una propria immagine espressiva Muddy Waters, John Lee Hooker e i maestri della tradizione prebellica, Son House, Blind Willie McTell, Robert Johnson. Già a fuoco intorno ai vent'anni, questa immagine gli ha consentito di trovare una collocazione sin dall'epoca del blues revival, delle coffehouses e dei festival folk: il suo vibrante e sincero blues acustico di quella fase è documentato in una serie di suggestivi album Vanguard (1963-67). In una luce sempre più matura e intensa, l'Hammond interprete acustico, solitario, è stato da allora apprezzato in numerosissimi concerti, festival e registrazioni - e anche nell'epocale documentario del 1992 dedicato alla figura di Robert Johnson. Nel film - The Search For Robert Johnson – Hammond svolge con bravura il ruolo della guida e del narratore: e mostra, con umiltà e dignità, la pienezza del suo rapporto dialettico con la musica johnsoniana. In una scena memorabile appare seduto come uno hobo degli anni della Depressione su un vagone merci mentre rivisita il classico del blues vagabondo, “Rambling On My Mind”: la slide fa gemere e riverberare la cassa metallica della chitarra, in impetuosa combinazione con l'armonica serrata al collo, e la bella, calda voce baritonale si muta in un dolente, chiaroscurale strumento ansiogeno, teso in agre afonizzazioni, in cerca del fantasma del grande, irrequieto, imprendibile bluesman del Delta. Pur conservando il proprio segno stilistico, tanto a livello vocale che strumentale, nel corso di una prestigiosa e articolata carriera Hammond ha spaziato anche per le diverse regioni espressive del blues elettrico, accompagnandosi su disco a musicisti e cantanti come Robbie Robertson, Dr. John, Michael Bloomfield, Duane Allman e il grande soulman Don Covay: mirabile appare la loro collaborazione nell'album Atlantic del 1969 The House Of Blue Lights. Singolare quanto preziosa è stata inoltre, nel 2001, la collaborazione con il Tom Waits produttore e compositore per l'album Wicked Grin, su Virgin - un omaggio al contrastato, visionario mondo poetico dell'immaginifico songwriter di Los Angeles reso con l'appassionata schiettezza e il concreto lirismo del navigato e ispirato bluesman: il quale, due anni più tardi, ha confermato la sua splendida maturità e intensità di interprete in Ready For Love (Virgin), raccolta insieme eclettica e stilisticamente compatta, con suggestivi episodi country (il metafisico “Color Of The Blues” di George “Possum” Jones), blues (il cupo, minaccioso “The Same Thing” di Willie Dixon) e R&B (il classico e arguto “Money Honey” di Jesse Stone). Hammond torna per la terza volta a IN BLUES, ancora una volta in esclusiva italiana, dopo i successi ottenuti nel 1999 e nel 2001 - www.rosebudus.com/hammond

JOHN HAMMOND è presentato in Italia da SLANG MUSIC

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