AA.VV. o A Means To An End The Music of Joy Division (Hut) Non Denso di fare un torto a nessuno dicendo che della infinità di dischi tributo usciti negli ultìmi anni non si sentiva veramente il bisogno, visto che là maggior parte di queste raccolte sembra compilata con il solo fine di lucrare sul nome dei grupPi di volta in volta oggetto del tributo o sul desiderlo dì completezza dei fans delle bands impegnate nei vari rifaclmenti di brani famosi. L'omaggio ai Joy Division non sfugge a questa logica pur presentando una serie di nomi piuttosto noti agli appasslonati di "alternative" (grazie Signore per le virgolette) rock e pur annoverando alcune versmni non disprezzabili del mesraclassici del gruppo di Ian Curtis. Le versioni di "She's Lost Control dei Girl Against Boys (erano soliti riproporla come bis durante l'ultimo tour), o la solenne New DawnFades" interpretata da Moby ad esempio, rendono un buon servizio agli originah indicando due diversl modl di interpretare canzoni altrui. Anche la versione di "Love Will tear Us Apart"di Stanton-Miranda risulta piuttosto interessante per il suo incedere quasi jazzato, alle$ro che contrasta con l'aura di disperazione e di austerltà che da sempre circonda questa canzone per le ben note ragioni dpensate alla versione rispettosa, quasi da inno rehgioso, che ne hanno dato ~li gwans qualche anno fa) e fa il paio con la cover di 'YAs you Said" da parte dei Torteise. Anche Kendra Smith se la cava bene con "Heart and Soul " mentre i Codeine rendono più americana la leggendaria "AtnsosDhere". Note positive anche per gli Honeymoon Stich di Dave Navarro alle prese con "Day Of the Lord"' e Der i Desert Storm (prodotti all'ubiquo Steve Albini) clìe recuperano lo spirito punk di "Warsaw". Ma neppure dieci, cento mille album di covers dei ~lby Division riusciranno mai a recuperare il fascino l'austerità e il calore delle versioni originali delle canzoni di un gruppo che, come ricordano te note di copertina di questo tributo, ci ha insegnato a chinare la testa e a mormorare "sono fottuto, dammi una mano" con tutta l'intensità possibile dopo che il punk ci aveva mostrato come alzare il dito medio e urlare al mondo "fottetevi, non ho bisogno di voi" con tutta la rabbia che ci voleva. Non so se questo sia stato un bene o un male ma sentire Ian Curtis parlare del peso del mondo, dell'esistenza che grava sulle spalle, sue e di tutti noi, mi ha sempre aiutato á sopravvivere, a sopportare quel peso, mi aiuta tuttora ed è per questo che sarò sempre grato ai Joy Division e a Ian Curtis, che da quel peso e strato schiacclato (o se preferite si é affrancato) un ~iorno di tanti anni fa.