Prima che i Kaos India scodellassero i dieci pezzi di “Wave“, ne hanno date di pennate alle loro chitarre e chissà quante pacche sulle pelli della batteria sono state inferte prima di compattare il sound perseguito. Ecco che allora capisci come possa sgorgare una griffe stilosa e ben raffigurata di alt-rock-wave e post-grunge.
“A second” please: la traccia capolista , con ottimo fragore iniziale, picchia per forgiare pregiate galassie melodiche,
mentre “Who needs who” non è per deboli di cuore, per il susseguirsi di suoni compatti ed immagini a velocità furiosa (vedere la clip). Appena il tempo di assorbire le angolature ponderative di “Half” che torna il fluire rock-wave di “The void“, con tipici trillati dispersi nel cosmo. Invece, in “Don’t stop” le chitarre ondeggiano con carattere anni ’80 e su base più contenuta rispetto alla media, ma l’invito a non mollare è più fervido che mai. “Call to mind“, richiama alla mente non solo certa cupezza di Editors ed Interpol, ma anche dosi di grinta ballad in territori hard, mentre “Eyes” vibra di movenze personali,
irrobustendo fraseggi di basso ed alzando di più i volumi delle svisate di contorno.