Karl Bartos OFF THE RECORD Karl Bartos, membro storico dei Kraftwerk (attivo con la band tedesca da "Autobahn" fino alla fine degli anni Ottanta, il periodo migliore insomma), torna con un nuovo disco dieci anni dopo l'ultima uscita ("Communication", del 2003). "Off the record" è un disco che ha la pretesa di essere riassuntivo di tutta una carriera (e che carriera), presentandosi come un eterogeneo mix delle sonorità che hanno caratterizzato il lavoro del musicista tedesco sia con i Kraftwerk che in esperienze personali. Non un'antologia, quindi, ma un lavoro a sé stante che raccoglie materiale d'archivio, frammenti, loop, registrazioni varie e le mescola con nuovo materiale; rimescola insomma le carte di una quarantina d'anni di storia della musica elettronica, di cui Bartos è stato uno degli “inventori” (almeno in ambito pop). La volontà del musicista è di evitare la semplice compilation, magari aprendo i suoi archivi di materiale inedito (“off the record”, cioè rimasto fuori dai dischi dei Kraftwerk), ma di contestualizzare questo materiale nella sua attività presente, reinventando il passato reinterpretandolo alla luce del presente. Da buon “futurista dalla mente aperta” (come si autodefinisce) Bartos porta con sé il passato (il materiale inserito in questo nuovo disco è stato prodotto tra 1975 e 1993) rimontandolo in una nuova avventura elettronica. Il risultato, è facile immaginarlo, è discontinuo e non lineare. Si passa da pezzi in cui il marchio Kraftwerk è ben visibile e quasi ostentato (in Nachtfahrt, che sembra un outtake da "Trans Europe Express"; oppure in Rhythmus o International Velvet), a canzoni in cui l'algida rigidità cui ci ha abituato l'ensemble tedesco sfuma in un sound più muscoloso e gonfio di sintetizzatori, o s'alleggerisce in venature pop e easy listening a tratti davvero accattivanti (la maestosa Atomium, il pezzo che apre il disco e uno dei migliori della raccolta, oppure la programmatica e delicata Without trace of emotions), fino ad arrivare al frammentismo puro, gioco di sintetizzatori tra la sperimentazione e l'ironia (The binary Code, Silence). Se molto spesso è evidente che alcuni dei frammenti sonori usati provengono da materiale scartato o accantonato in precedenza (rischiando l'effetto “fondo del barile”), il disco nel suo insieme funziona e dimostra come, a sessant'anni suonati, la musica ex machina (titolo di un altro pezzo) di Karl Bartos abbia ancora molto da dire. Il disco, pur con i suoi alti e bassi, si sublima quindi in una storia della musica elettronica sviscerata per frammenti collaterali, una sorta di corollario ad una vicenda che è ormai entrata nel mito. www.karlbartos.de