Keb Mo' - Peace... Back, By Popular Demand (**1⁄2) Keb Mo' è una ex giovane speranza della musica nera che da qualche tempo sarebbe bene non considerare più «emergente» ma decisamente «emerso». Agli inizi pareva un piccolo Taj Mahal, con un suo blues asciutto e tanninico che legava i denti come certa musica non consolatoria di una volta, quando il blues non era ancora materia da fascicoli in edicola. Con gli anni ha perso un po' di quella patina ruvida, di quel selvatico che lo caratterizzava tanto bene, ma resta un tipo intelligente e sveglio. Il suo nuovo album è una raccolta di canzoni di pace dal mondo rock, soul e folk: nove sono brani già noti, e in qualche caso classici del genere, mentre Talk è un originale, una lettera aperta di Keb Mo' a «mr. President» nei giorni difficili che stiamo vivendo. È il classico caso in cui l'idea vale (ben) più dei risultati conseguiti, anche perché Mo' si è preso dei rischi fino alla temerarietà: rimodellare canzoni famose non solo come la stra-abusata Imagine ma come For What It's Worth, The Times They Are A-Changin', What's Happening Brotherè un esercizio da brividi, e spesso le idee a disposizione e i compromessi che si accettano non garantiscono un grande risultato. Ma non guardate il dito, come si dice, guardate la luna che vi sta indicando; c'è tutta una generazione che ancora deve scoprire non soltanto il Dylan giovane che dava cinque minuti di tempo per sciogliersi al Senato degli Stati Uniti ma anche Stephen Stills nel suo splendore hippie che depreca gli scontri fra polizia e ragazzi californiani sul Sunset Boulevard o Nick Lowe via Elvis Costello che, dalle parti di Margaret Thatcher, si domanda tra l'amaro e l'ironico: «Cosa c'è di buffo a parlare di pace, amore e comprensione?» www.kebmo.net