Sfido chiunque a dire: “i Lento suonano come…”. Certo, alcune linee guida si possono intuire, ma rimane difficile accostarli in maniera netta a qualsiasi altra realtà italiana e non solo. Risulta così complicatissimo, se non impossibile, descrivere in maniera approfondita ognuno dei dieci episodi che compongono il lavoro, dieci frammenti a comporre un unico variegato affresco profondamente dark e decadente, che assume un senso unitario solo una volta terminato l’ascolto.
L’universo dei Lento è a tinte esclusivamente oscure e complesse: basti ascoltare l’iniziale A Penchant For Persistency, una sorta di manifesto programmatico musicale, per rendersi conto che il viaggio che spetta l’ascoltatore sarà complicato e difficile. È forse questo l’unico limite della band, il fatto che non siano immediatamente accessibili. I Lento non sono per tutti, e a tratti può risultare ostico riuscire ad assimilarli, ma se si avrà la forza di provare a penetrare la loro corazza nera e spigolosa si rimarrà meravigliosamente affascinati e colpiti.