Le Lesbians On Ecstasy ci riprovano. Alfiere del dance-punk elettronico (in una parola, electroclash) più sguaiato, strafottente, sgraziato e gaiamente sessista, il combo ha finalmente sviluppato una ricetta stilistica interessante. Passata la buia stagione dell’esordio e dei successivi - terribili - remix dei primi brani, "We Know You Know" è così una collezione più compatta di ringhianti anthem punk-revival, guidati da effetti di studio e produzione sofisticata, che pure recupera una discreta quantità di introspezione, autoironia e incisività."Sisters On The Struggle" è subito groove magmatico, linea di basso scura, distorsioni, echi, folate, canto suadente (quasi l’ultima Gwen Stefani), e soprattutto imprevedibili cut&paste, battimani apocalittico e contrappunti digital-corali. "Victoria's Secret" prosegue la schizofrenia secondo una base spezzata, canto filtrato (anche con il glorioso vocoder) e un riff techno reso alieno dalle più svariate invenzioni soniche. "We Won't Give It Back" sfiora addirittura la no wave electro (un incubo trancedelico che parte dall’Ebm alla Front Line Assembly per arrivare a cambi di tempo e accelerazioni del beat), mentre "Is This Way?" è una personalissima (e anti-ballabile) versione del proto-gothic di Screamin’ Jay Hawkins, su passo distorto in stereofonia, sventolate cacofoniche e recitazione sabbatica.Il tono da streghe electro raggiunge il nadir con la disco-dance plumbea di "Party Time", una sortita alla Lydia Lunch forte di basso compresso, rap schizoide e base ostinatamente cangiante. Altre pazzie soniche sono "It's Practically Freedom" e l’accoppiata "Sedition"-"The Cold Touch Of Leather". Nuove direzioni sono toccate dalla chiusa di "Mortified", tra chitarra acustica e voci armonizzate (a mo’ di coro delle mondine, ma con ovvio occhio di riguardo per Electrelane e Raincoats) e da "Alone In Madness", ballata soffice che diventa via via alienata, industriale, quasi robotica dichiarazione d’impotenza.La diminuita ruffianeria (e soprattutto la minor rozzezza) dell’opus numero due delle ragazze gaie ottiene il magico effetto di dare carica e ispirazione, seppur a modo loro. Quasi tutto sulle spalle dei maghi produttori, ma c’è anche un lavoro di rifinitura e di atmosfera pressoché puntuale, che tende a non sfilacciarsi nei caotici rigurgiti (talvolta gratuiti) della stilizzata scrittura a più mani.Non sempre il graffiante senso dello humour fila via liscio, ma ne ottiene in ogni caso una visione sfaccettata, se non - azzardiamo - persino erudita. Tanto per dire: a un mese dall’uscita del disco, sono state chiamate a performare una opera rock improvvisata alla biennale di Montreal. www.lezziesonx.com www.myspace.com/lezziesonx