Canta come una veterana la giovane leccese Letizia Onorati. Complice un «colore» vocale leggermente brunito, da «old school», poco incline agli effetti speciali. Il suo scat, ad esempio, non è quel pirotecnico e un po’ fastidioso scioglilingua a cui ci hanno abituato i vocalist più esibizionisti; lei preferisce non forzare, cercando di sottolineare con musicalità gli accenti bebop di un tema, scegliendo l’ombra o il chiaroscuro piuttosto che la luce piena. La aiuta certamente il fatto di avere un bel timbro da contralto oltre a una grana vocale che sembra più matura della sua età; ma è giovane Letizia, e il suo talento si esprime anche nella capacità di aggirare le sue fragilità e di utilizzare i suoi limiti come risorse. La aiuta anche il fatto di avere al suo fianco un pianista maturo come Paolo Di Sabatino (nella foto in basso), capace da solo di riempire la musica con un tocco elastico e brillante, con un grande timing e soluzioni eleganti e non scontate; oltre al violoncello di Giovanna Famulari, che regala un sapore quasi cameristico ad alcuni brani.