Un'immagine vagamente alla Johnny Depp in copertina, piuma che penzola dai capelli, sguardo serioso e malinconico, Levi Parham è un ragazzo dell'Oklahoma che si aggiunge alla lunga lista di belle speranze che quella terra musicale ha da offrire nel campo dell'Americana. Nel caso specifico i sentori si allontanano dal tracciato di quel suono regionale che è stato ribattezzato "Red Dirt", per abbracciare un linguaggio più sensibile alle radici blues e soprattutto al soul, caratteristica amplificata dalla voce stessa del protagonista, tra le armi migliori di questo debutto in casa Music Road.
È Jimmy laFave in persona, animatore dell'etichetta, che si spende per Levi Parham, portandoselo negli studi Cedar Creek di Austin e mettendo la firma sulla produzione di questo terzo album, seguito di due produzioni indipendenti, a partire da An Okie Opera.
Nel frattempo Parham ha tentato la fortuna come tanti a Nashville, pubblicando l'ep Avalon Drive e un paio di azzeccati singoli, che anche grazie all'aiuto della rete hanno diffuso il suo nome nei circuiti roots.
These American Blues è il salto della maturità, una raccolta di ballate a cavallo fra country e soul rock di marca texana, da una parte il mentore Jimmy LaFave, latore di quei tempi medi e di attraversate romantiche a tempo di walzer, dall'altra il piglio più sanguigno di un Delbert McClinton, o se vogliamo citare dei paragoni più contemporanei, un incrocio tra Will Hoge, Jason Isbell e Todd Snider.
Levi dice di avere imparato la lezione dall'assortimento di vinili blues del padre, e cita Sam Cooke e Van Morrison tra i suoi punti di riferimento. Non facciamo fatica a credergli, approcciando il pathos da strada maestra di Ain't the Man to Tell You So e Gonna Be a Long Day, le vibrazioni soulful di Steal Me, alternate alle cadenze bluesy di Wrong Way to Hold a Man, all'honky tonk blues di Cenral Time e a un rock'n'roll più convenzionale e fedele alla tradizione, cominciando dalla stessa title track.
Brani rotondi e confortevoli, tanto quanto l'espressività vocale di Parham e il songwriting genuino.
Una mano arriva poi dalla band, che nel lirismo di piano e organo di Radoslav Lorkovic e in qualche languida chitarra slide arrichisce senza eccedere il mood accogliente e caldo di questo country soul dalla terra del South West americano. Se il bollente rock sudista in salsa gospel di Held in High Regard e le carezze acustiche di Waiting Game rappresentano un bel copione recitato ad arte, i momenti che spiccano nella scaletta sono da ricercare nel dialogo costante organo-chitarra e nella eco desertica che si diffonde fra la scura Wrong Way to Hold a Man e nella gemella Chemical Train, sostenute da cori femminili, o ancora nel gustoso country blues da barrelhouse di Don't Care None e nel finale da abbraccio Love Comes Around.