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LEW TABACKIN

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Filadelfiano, figlio di immigrati russi, Lew Tabackin è un artista di ampie visioni. Autentico virtuoso del flauto, approfondito al Conservatorio della città natale (“ma non ero uno studente modello; dovetti scegliere quel corso perché non ce n'era uno di sax”), esprime un suono allo stesso tempo primordiale e classicheggiante, sovente sensibile agli incroci culturali, e nei suoi toni si respirano aromi orientali e bouquet di champagne. È considerato da sempre un gigante gentile dello strumento ed ha abitato per anni gli attici delle classifiche di Down Beat. Il che non deve far dimenticare il suo posto d'onore tra i grandi tenoristi dell'età di mezzo. Diretto discendente del tono satinato, e all'occorrenza impetuoso, di Coleman Hawkins e Ben Webster, appartiene a una specie rara, al tempo stesso archeologo e avventuriero del jazz, in grado di sintetizzare in pochi passaggi, alla maniera di un Sonny Rollins, l'intera essenza della storia dello strumento. Il suo stile distintivo adotta ampi intervalli, improvvisi cambi di mood e di tempo e un illuminante fervore, dimostrando l'intera gamma delle possibilità dello strumento, cromatiche, ritmiche e dinamiche. Personaggio dalla multiforme carriera, iniziò a Philly accompagnando l'idolo adolescente del pop, Frankie Avalon, per poi stabilirsi a New York, dove nel 1967 conobbe la pianista giapponese Toshiko Akiyoshi, sua futura sposa, nella cui big band riveste un ruolo di primo piano. Nel 1972 si trasferì a Los Angeles per dedicarsi a partiture per la tv e il cinema, una mossa che rimpiangerà a causa dello scarso coinvolgimento del pubblico, che a suo dire considerava il jazz solo “musica di sottofondo”. Dieci anni dopo, il ritorno definitivo a New York inaugura finalmente la sua propria stagione solista. Specializzato nei brani lenti (“sono i più complessi, perché ogni nota deve trovare il suo spazio e il suo tempo”) e alieno da ogni frenesia armonica, ha inciso una serie di pregevoli cd per la Concord dove si alterna ai due strumenti con invidiabile eleganza e passione. Lew Tabackin schiera a Torino il suo collaudato Italian Quartet, con tre protagonisti per eccellenza del jazz nazionale. Roberto Gatto, batterista preferito dalla fascia alta dei musicisti della ribalta mondiale, è leader di numerosi progetti a proprio nome; il più recente, denominato I-Jazz Ensemble, in cui ha raggruppato il meglio di tre generazioni di jazzisti italiani, è stato tra le più interessanti rivelazioni della scorsa stagione. Il versatile trombettista Marco Tamburini è un profondo amante dello swing e fine conoscitore della tradizione; maestro dell'improvvisazione, la pone al servizio anche di nuove sonorità, come con la formazione Three Lower Colours, un'avventura sperimentale in cui esplora le contaminazioni tra linguaggio jazzistico, world music, classica e contemporanea. Giuseppe Bassi, contrabbassista dalla marcata predilezione per il mainstream neroamericano, tipicamente acustico, è membro stabile dei quintetti di Fabrizio Bosso e spesso collabora con Tabackin anche negli Stati Uniti. www.lewtabackin.com

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