Se chi ben comincia è a metà dell'opera, allora i Love The Unicorn sono già ad un buon punto. Provateci voi a fermare la cavalcata dritta alla Vaccines di "Melted", che bolle come una pentola a pressione in procinto di esplodere, o a non farvi rapire dalle chitarre agrodolci di "Hate Forever", sapientemente retta da un basso che sa il fatto suo, o ancora a non sentire un po' dei Real Estate nei riverberi dreamy di "Sunny Day In Rome". Con "Don't Look At Me In That Way" si torna immediatamente ai vecchi lidi dell'ep "Sports" e a quella leggerezza inebriante di chi ha tutto il meglio davanti a sè, mentre nella brevissima "Misbehave" è ancora il basso a sorreggere gli estri della chitarra riverberata. In "Running Daze", che segue la ballabile "Weekend", è come veder trotterellare le corde dei Libertines, prima di dirigersi in "Homeless" e i suoi rallentamenti ritmici ben calibrati e prima di imbattersi nelle onde concentriche di "Fence".
È tutto così ben amagamato in questo disco che non solo tutto scorre ad una velocità pazzesca, ma ci troviamo anche invogliati prepotentemente a ripetere l'ascolto più e più volte, non appena si giunge alle ultime note di "Acid Rain", una pioggia di strumenti che, a poco a poco, vanno a piazzarsi al loro posto. I Love The Unicorn sono stati capaci di crearsi un'identità ben precisa con il loro ep e di confermarla ed ampliarla subito dopo con questo ultimo lavoro, che è solo una coferma del talento della band capitolina. Siamo sicuri che i nostri siano italiani? Sicuramente, con un sound così, non troveranno difficoltà nello sbarcare fuori dallo stivale, ma per adesso, come canta la band stessa, "it’s a holy day, we’re under acid rain, please leave me here”.
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